Fra i più grandi classici della storia della mixology, il Daiquiri ha avuto un ruolo anche nel cinema. Anzi, più di uno, a volte anche da co-protagonista.
Cocktail di origine cubana, amato da Ernest Hemingway che ne beveva parecchi durante il suo soggiorno all’Avana (celebre la sua frase “Mi mojito en La Bodeguita, mi Daiquiri en El Floridita”), il Daiquiri è apparso diverse volte sul grande schermo, anche se bisogna andare un po’ indietro nel tempo per trovare i film in cui è citato.
Il drink a base di rum, limone (o lime) e zucchero compare più volte nelle mani del protagonista (interpretato dal grande Alec Guinness) di “Il nostro agente all’Avana”, spy story del 1959 diretta da Carol Reed e tratta dall’omonimo romanzo di Graham Greene pubblicato l’anno precedente. Nello stesso 1959, il Daiquiri (ma in versione frozen) ha un ruolo importante in “Improvvisamente l’estate scorsa” di Joseph L. Mankievicz, nel quale Katharine Hepburn lo offre a Montgomery Clift.
Un Daiquiri letale
Più di vent’anni dopo, nel 1980, riecco il Daiquiri in “Assassinio allo specchio” di Guy Hamilton (1980) con Liz Taylor, tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Christie: non è proprio un twist, ma ha un ingrediente in più, l’arsenico, dato che viene usato dall’assassino in questione per uccidere la vittima di turno. Non spoileriamo altro, perché vale sempre la pena di seguire le indagini di Miss Marple, magari sorseggiando un Daiquiri davanti alla tv (senza arsenico, s’intende…).
E’ invece una vera variante, per la precisione un Banana Daiquiri, quella che ordinano Fredo Corleone (John Cazale) e il fratello Mike (Al Pacino) in un locale dell’Avana in “Il Padrino. Parte II” del 1974, diretto da Francis Ford Coppola.
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