La produzione mondiale di vino nel 2023 si colloca sui valori più bassi del 1961; era da qualche mese che si diceva che questo sarebbe stato un anno avaro per i viticoltori, ma questi ultimi dati fugano ogni dubbio a livello globale e collocano nella storia questa annata che fa registrare un calo del 7%, rispetto alla produzione 2022, già molto bassa.
Sono i dati dell’osservatorio Oiv che fanno riferimento a una trentina di paesi che coprono il 94% della produzione di vino mondiale.
Un risultato così negativo ha all’origine varie concause: sicuramente per la zona Europea ha inciso molto il cambiamento climatico, che ha generato condizioni meteo fortemente negative per la maggior parte dei grandi paesi produttori europei (si salvano alcuni paesi dell’estremo oriente ed occidente europeo quali Portogallo e Romania, che però non producono grandi volumi.
Italia, Spagna e Grecia sono i paesi più colpiti dal calo di produzione, principalmente a causa dei lunghi periodi di siccità seguiti da inondazioni e grandinate, e da un’estate difficile per i numerosi attacchi parassitari legati al caldo umido. E l’Italia, come già scritto, proprio per queste criticità, ha perso il suo primato di primo produttore mondiale di vino a favore della Francia.
Bene invece gli Stati Uniti dove non vi sono stati sostanziali cali. In questo quadro negativo, la consolazione può esser il pensare che il calo di produzione evita che il mercato sia invaso di ulteriori grandi quantità di prodotto in un momento in cui le riserve e l’invenduto sono elevati, perché siamo un periodo in cui il consumo non è particolarmente brillante per vari motivi: su tutti la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie per gli effetti lunghi della pandemia da Covid, e la crisi dei prezzi delle materie prime legata alle guerre in Ucraina e ora anche in Israele.