“Il Flair bartending sta tornando di moda anche in Italia, dopo un periodo di oblio”, afferma Salvo Romano, titolare del Barz8 di Torino, che abbiamo video intervistato a Milano, alla Mixology Experience.
Detto questo, facciamo un po’ di chiarezza. Quando si parla di Flair bartending ci si riferisce a due tipologie: il Working e l’Exhibition. “Dal Working è poi nato il Craft, ovvero la metodologia più in voga in questo periodo. Si differenziano in termini di spettacolarità, tecnica, strumenti, sicurezza e di interazione col cliente”, spiega Andrea Salamida, Ambassador Spirits Industry della BarProject di Bari. Che poi aggiunge:
“Il Working Flair è una metodologia di lavoro caratterizzata da tecniche acrobatiche, in particolare con bottiglie e shaker. È finalizzato alla costruzione dei drink e non sono previste rotazioni delle bottiglie.
Mentre l’Exhibition Flair è una metodologia di lavoro altamente spettacolare, caratterizzata da lanci e rotazioni delle bottiglie. Ha finalità di show ed è utilizzato durante le competizioni, di solito senza costruire drink. Infine, il Craft Flair è un’evoluzione del Working: ha un taglio pratico, movimenti più morbidi e include tutti gli strumenti per la costruzione del drink, ottimizzando il rapporto fra rapidità, qualità, spettacolarità, sicurezza e possibilità di interazione col cliente”.
Insomma, “il Craft è la tecnica di flair bartending più utilizzata e più utilizzabile a livello globale nel lavoro quotidiano”, conclude Salamida.