Continua il tour mondiale alla scoperta dei prodotti brassicoli e delle loro storie. Oggi approda a San Marino: uno tra i tre Paesi più piccoli d’Europa.
La scorsa settimana il viaggio alla scoperta del panorama birrario mondiale si trovava nell’arcipelago di Samoa. In questo piccolo territorio, situato in pieno oceano Pacifico, sono operativi due birrifici: il primo, in attività dal 1978 e industriale, produce birre con il marchio Vailima, mentre il secondo, un microbirrificio nato nel 2012, è il Taula.
Quest’ultimo è stato fondato da Taimalie Charlie Westerlund discendente dei coloni tedeschi arrivati qui nell’800 che, per confermare il legame con la propria terra d’origine, ha deciso di produrre birre che rispettino il Reinheitsgebot, ovvero il celebre editto della purezza emanato a Monaco di Baviera nel 1487.
L’iniziativa di un singolo ha quindi portato l’arte birraria artigianale, ovvero la ‘craft beer revolution’, anche in Oceania: non è però la prima volta che il tour racconta storie come questa, o molto simili, come quella che arriva da San Marino, il terzo Paese più piccolo d’Europa per estensione territoriale.
Siamo infatti agli inizi dello scorso decennio quando a Serravalle, il castello (n.d.r.: questo il nome delle divisioni amministrative locali) più popoloso della Repubblica arroccata sul monte Titano, cinque ragazzi decidono di dedicarsi all’arte del brassaggio: con pochi attrezzi a disposizione, di cui molti realizzati artigianalmente da loro stessi, avviano quindi la produzione all’interno di una delle loro abitazioni.
Le birre che escono dal piccolo laboratorio riscuotono subito un buon successo, motivo per il quale, nel 2015, i fondatori decidono di aprire un vero e proprio birrificio, al quale, ovviamente, era necessario dare un nome: Andrea Mina, uno dei soci, in un’intervista rilasciata al quotidiano locale ‘Chiamamicitta’ (n.d.r: senza accento), ha raccontato come è stato scelto:
“Nomi e soprannomi spesso vengono assegnati al bar davanti ad una o più birre. È stato così anche per noi: un amico ci salutò come “gli abusivi” e questo ci piacque. Era adatto ai nostri trascorsi di produzione domestica e ci si poteva costruire attorno un bel marchio”. Nasceva così il ‘Birrificio abusivo’ che oggi, grazie al lavoro di due mastri birrai, produce diverse tipologie brassicole per un totale di 250 ettolitri di birra all’anno.
Un racconto che non è solo quello di un gruppo di giovani che vuole mettersi alla prova in un settore sempre più competitivo, ma ben presto è diventata anche una storia di successo: in pochi anni, infatti, cinque referenze della casa hanno ottenuto dei prestigiosi riconoscimenti, fra cui due medaglie d’oro, in occasione di diverse edizioni del concorso ‘Birra dell’anno’ dedicato alle produzioni artigianali.
I primi posti sono arrivati grazie alla ‘Speak easy’, una pilsner a bassa fermentazione di colore dorato tendente all’ambrato con aroma erbaceo e note di miele ed alla ‘Ambigua’, una birra rossa dalla doppia anima: lo stile è quello belga delle brown ale, mentre il profilo aromatico, contraddistinto dal caramello e dalla frutta secca, è tipicamente inglese.
Una metodologia produttiva che rispecchia l’idea di birra artigianale di Andrea Mina che, nella medesima intervista, ha sottolineato: “Si tratta di una bevanda ottenuta da una ricetta ideata da un birraio: pare scontato ma non lo è, dato che significa che, dietro ad ognuna, c’è l’esperienza, la personalità e la passione di chi l’ha ideata”.
“La ricetta è importante – ha aggiunto- e così, come ogni romagnolo sa che esistono tante piadine quante sono le nonne, possiamo dire che ci sono tante birre quanti sono i birrai. Per questo motivo, intendiamo radicarci con più forza sul territorio romagnolo, promuovendo la cultura birraia e la sua incredibile poliedricità ed abbinando i piatti della tradizione romagnola alle nostre produzioni”.
San Marino che però presenta anche un altro piccolo birrificio, che prende il nome dal monte sul quale sorge la piccola Repubblica: si chiama infatti Titanbrau ed è stato fondato nel 2010 dal mastro birraio Andrea Amantini che, ancora oggi, segue personalmente ogni fase della produzione.
Fra le referenze della casa troviamo un’ambrata con una gradazione alcolica del 5,6%. Si tratta di una birra ad alta fermentazione, realizzata con l’impiego di luppoli di varie nazionalità e malti inglesi che presenta una schiuma persistente: l’aroma, invece, mette in risalto note di caramello, miele, biscotto, frutta secca, erbe e agrumi.
Anche per il Titanbrau, nel 2012, è arrivato un importante riconoscimento al prestigioso concorso ‘Birra dell’anno’ con il terzo posto nella categoria ‘bassa fermentazione, alto grado alcolico d’ ispirazione tedesca’: merito della rossa della casa e del suo aroma di malto, caramello e poco amaro.
Il fatto che anche in quel di San Marino, in passato celebre soprattutto per la produzione di vino e olio (come le confinanti Emilia-Romagna e Marche), oggi si possa parlare di prodotti di qualità anche per quanto riguarda la birra, rispecchia, ovviamente, quanto sta avvenendo in Italia da una paio di decenni, ovvero la crescita esponenziale del numero dei birrifici artigianali.
Come abbiamo già avuto modo di raccontare, infatti, nonostante le grandi difficoltà causate prima dalla pandemia e poi dall’aumento dei costi delle materie prime, nel nostro Paese, nel 2022, è stata raggiunta la quota record di 1085 medio-piccole aziende attive nel settore: numero che dimostra come l’antica bevanda sia sempre più radicata lungo tutta la penisola.