Da riflessioni e aneddoti di Flavio Angiolillo sul proprio mestiere scambiati con Claudio Gallone, Il Piccolo Principe è diventato Il Piccolo Barman
Dall’incontro di un bartender imprenditore visionario con un autore teatrale e scrittore è nata la rivisitazione di uno dei libri più famosi del Novecento: Il Piccolo Barman. Che compie un anno in questi giorni
Edito dalla Giunti con splendide illustrazioni di Serena Conti, il capolavoro di Saint-Exupéry è stato riscritto in una versione arditamente contemporanea, che strizza l’occhio al marketing e si impregna di product placement: Il Piccolo Barman.
Ne Il Piccolo Barman, il Piccolo Principe è ormai cresciuto, lavora come barman nel locale più piccolo del mondo (il Back Door 43, che è realmente esistente ed è di proprietà dello stesso Flavio Angiolillo & Co) e prepara cocktail esclusivi, senza mai perdere la capacità di sentire con il cuore e di vedere le emozioni quando emergono dal profondo. E intanto cita brand, come l’Aromatico di Farmily, il Farmily Mediterraneo o il Clairin Casimir. E ricorda ricette. Con tanto di marchi. “Che cosa le posso preparare da bere?”. “Gradirei il mio cocktail preferito: un Manhattan Martini, grazie” disse decisa. “Ottima scelta” commentò il Piccolo Barman dosando nel mixer una parte di Cinzano dry, due parti di White whisky e uno splash di zucchero”…
Non stupisce, insomma, che il libro abbia ricevuto la sponsorizzazione di diverse aziende. E nemmeno che abbia ottenuto ottimi riscontri in termini di vendite. Del resto, il capolavoro di Saint-Exupéry è un cult e Flavio Angiolillo un caparbio imprenditore, nonché un personaggio nell’ambito del bere miscelato.




