HomeEditorialeIn zona bianca troppi stop all'alcol take away. Ma nessuno si lamenta

In zona bianca troppi stop all’alcol take away. Ma nessuno si lamenta

Stop all’alcol. Questo è il titolo che ricorre sui quotidiani locali in questi giorni a causa delle ordinanze che stanno moltiplicandosi nel nostro Paese e che non hanno nulla a che vedere con la lotta contro la pandemia

Allucinante. Da Jesolo a Napoli, da Roma a Lecco le amministrazioni comunali stanno imponendo misure restrittive nei confronti dell’alcol a causa del moltiplicarsi di episodi dolosi. Episodi che sono frutto del malessere scaturito in seguito alle misure anti Covid-19. Manifestazioni che evidentemente i Comuni non sanno contenere. Ma che non sono colpa dei bar.

Leggo: “Troppo caos. Troppe risse. Le notti romane sono sempre più violente e, in alcuni quartieri, la situazione è al limite. Da San Lorenzo a Ponte Milvio, passando per Trastevere e piazza Bologna i residenti non ce la fanno più. E persino i presidenti dei municipi alzano bandiera bianca. Ecco allora che Virginia Raggi sta pensando a un’ordinanza straordinaria per vietare la vendita di alcolici in alcune zone rosse per il casino notturno”.

alcolHo la pelle d’oca.
La soluzione quindi non è presidiare meglio il territorio con le forze dell’ordine, ma vietare a locali, minimarket, enoteche di vendere alcol take away?!

Abbiamo alle spalle otto mesi di coprifuoco e di bar chiusi alle 18.
Non occorre una laurea in psicologia per sapere che l’uomo è un essere abitudinario e che in questo modo disabituiamo le persone a vivere la sera e la notte.

L’ho già detto ma lo ribadisco. Adesso non stiamo più facendo la lotta contro il Covid-19, ma contro la movida.
Meglio detto, contro quella che alcuni chiamano movida.
Nessuno dice nulla, però. Quindi, va bene così? Davvero?
Perplessa. Di certo, ognuno è artefice del proprio destino.

 

Pizza e cocktail potenziale sprone al take away

Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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