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Mercato del vino, preoccupano le dichiarazione dell’OMS

Ottobre sarà di nuovo un mese cruciale per le prospettive di sviluppo del mercato del vino in Europa e nel mondo.

La Global strategy on alcholics dell’Organizzazione mondiale della Sanità e il piano d’azione European beating cancer plan rischiano di far passare anche il poco alcol contenuto nel vino per un qualcosa di estremamente dannoso e demonizzato.

Quando si parlò per la prima volta di queste prospettive, emerse anche l’impegno e la necessità di distinguere tra l’abuso di alcool e il normale consumo, che in molti paesi europei (e non solo ormai) è tradizionale, associato alla convivialità e non dannoso proprio per le modiche quantità. Ma il tempo oramai stringe e l’8 ottobre si aprirà il mese in cui i governi potranno presentare osservazioni alla strategia dell’M.

Il rischio più evidente, è che oltre al danno di immagine e al passaggio di una informazione sbagliata, si rischi che vengano meno i fondi europei per promuovere i vini italiani all’estero, che sono stati fondamentali nel lanciare il settore negli ultimi anni.

La posizione della Commissione europea a riguardo sembra però abbastanza netta, ed è articolata su due punti fondamentali: in primo luogo si osserva che il vino è comunque un prodotto che contiene una sostanza alcool, sostanza in qualche modo dannosa, e dunque non è del tutto corretto che debba beneficiare di questi fondi; in secondo luogo si osserva che il settore beneficia di questi fondi già dal 2009, e questo ha fatto prendere il volo al mercato, quindi forse, a obiettivo raggiunto, è giusto che i fondi possano esser destinati ad altri comparti.

tappi vino

Per quanto riguarda l’Oms, preoccupa la posizione che potrebbe suggerire agli stati, ovvero quella di cercare di indurre la riduzione dei consumi di alcol attraverso nuove imposizioni fiscali, e questo più di ogni altra cosa deprimerebbe il settore.

I rappresentanti della filiera hanno inviato una lettera nei giorni scorsi al ministro Patuanelli per esprimere la loro preoccupazione su questi temi.

Il vice presidente dell’Unione italiana vini Sandro Sartor sottolinea come queste siano prospettive troppo dure, incompatibili col lavoro che da anni si svolge per promuovere un consumo responsabile. Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini, teme invece che “se venisse dato eccessivo peso a questi documenti, si finirebbe con un nuovo ‘caso Nutriscore’, ovvero un nuovo scenario demonizzante per il made in Italy agroalimentare, con un pesante danneggiamento dell’export italiano”.

Redazione ApeTime
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