Un milione e mezzo di chili di cozze provenienti dalla Sacca di Scardovari e circa 25000 tonnellate di vongole di Goro hanno rischiato di perdere l’etichetta Bio, perdendo valore e mercato, a causa di un nuovo regolamento comunitario entrato in vigore a inizio anno.
Ma grazie all’intervento firmato dal sottosegretario del Ministero delle politiche agricole e forestali Francesco Battistoni è stato possibile evitare il disastro e tutelare la produzione istituendo un costante piano di esami dello stato delle acque in cui esse vengono allevate.
“Per il fatto che i nostri molluschi vengono portati presso lo stabulario per togliere la sabbia è stato messo a repentaglio un delicato sistema di produzione, biologico per natura”, ha detto Vadis Paesanti, produttore di Goro e vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative Emilia Romagna.
La perdita del riconoscimento del biologico, aldilà del danno d’immagine, avrebbe effettivamente messo a rischio anche un importante mercato di export internazionale che questi frutti del mare e chi li alleva e commercializza, hanno saputo conquistarsi nel tempo.
In particolare mentre le vongole hanno un mercato principalmente nazionale, la cozza di Scardovari è molto apprezzata soprattutto in Francia per la sua qualità e le sue dimensioni.
Il prodotto tipico “Cozza di Scardovari” nasce da una cooperativa locale creata nel 1936 che per la prima volta iniziò a valorizzarla. Dal 2015 è arrivata la Dop e il suo consueto rigido disciplinare di produzione.
Ogni fase del processo di allevamento e produzione viene monitorata, gli allevamenti che di solito sono a gestione familiare o associativa, subiscono regolari controlli, e tutte le procedure rendono il prodotto sempre del tutto tracciabile.
La raccolta avviene nel momento in cui il prodotto raggiunge i 5 cm, taglia minima commercializzabile; la cozza viene poi depurata attraverso un passaggio in acqua corrente della Sacca di Scardovari e dopo alcuni ulteriori passaggi e controlli viene confezionata nelle classiche retine ed è pronta per finire sul mercato, dove dunque potrà continuare ad esser confezionata con la dicitura “bio”.