Parliamo di mixology. Da quasi 20 anni osservo, fotografo, riprendo e descrivo storie, tendenze e scenari in ambito drink e cocktail bar. So di che cosa parlo.
di Nicole Cavazzuti
Amo questo mondo. Ma diciamolo: la mixology in Italia è popolata da prime donne, lobby, arrivisti, sgarri, pettegolezzi e Instagram star che costruiscono (?!) il proprio successo solo sull’immagine. Una scena difficile, insomma, dove però incontri anche (tante) sorprendenti eccezioni: professionisti sinceri, appassionati, entusiasti, solidi a livello morale. Sono la risorsa del Paese.
Troppi gruppi, fazioni, rancori, alleanze e interessi influenzano le dinamiche del sistema a livello nazionale. Era un limite in tempi di vacche grasse. Ora, non possiamo più permetterci di farci la guerra tra noi. Anzi.
Bisognerà fare gruppo quando usciremo dall’emergenza Covid-19. Ed è essenziale iniziare subito a creare un movimento inclusivo e aperto. Senza temere di non essere abbastanza forti o numerosi.
Perché quando capiranno che questo tutti contro tutti non è più sostenibile, quelli che remavano contro un sistema di alleanza nazionale cercheranno di unirsi ai primi che avranno cambiato strategia.
Il problema è iniziare. Come sempre.
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