I mondiali di calcio come cavallo di Troia per aprire nuovi mercati di vini in Qatar e più in generale nei paesi arabi?
Questo è quello che sembra stia emergendo dall’andamento delle vendite negli ultimi mesi, non solo nel primo paese del Medio Oriente che organizza i campionati mondiali, ma anche in alcuni paesi limitrofi.
Il consumo di alcolici e vino in Qatar è ovviamente proibito in quanto paese musulmano, anche chi non è osservante non può bere in pubblico, ma solo in casa propria; vi sono state alcune deroghe parziali sulla birra (poi in parte ritrattate) ed esistono comunque alcuni hotel che hanno una speciale licenza e possono vendere e consentire il consumo di alcolici al loro interno.
Si tratta quasi sempre di consumo di vini di gran nome e altissima qualità, adatti alle esigenze di uomini d’affari o turisti che transitano per lavoro o per vacanza nel paese. Analizzando la provenienza dei vini stappati in Qatar nel 2021 (come ha fatto “Nomisma wine monitor”), si scopre che la parte del leone la ha fatta la Francia, che ne ha fornito ben il 73% , al secondo posto, comunque ben staccata, l’Italia.
Nel 2022 con l’avvicinamento ai mondiali e l’arrivo di delegazioni e tifosi, le importazioni sono cresciute sensibilmente, arrivando fino a un più 243% del volume importato, con i vini cileni che addirittura hanno avuto quasi un 800% di crescita, e quelli di altri paesi come Francia e Sudafrica che sono cresciuti del 300 – 400%. L’Italia si deve accontentare di un +200% abbondante: tra i vini nostrani più graditi, le bollicine del Prosecco, ma anche i Rossi della Sicilia.
I dati forniti da Nomisma evidenziano anche il fatto che hanno avuto dei sensibili rialzi di importazione di vino anche molti paesi vicini al Qatar, come per esempio gli Emirati Arabi, per l’indotto creato dall’organizzazione dei Mondiali, e probabilmente per il fatto che alcuni tifosi non risiedono in Qatar, ma vi si spostano solo per le partite, soggiornando nel resto dei giorni negli stati limitrofi.