La crescita del settore agroalimentare italiano sostenuta dall’aumento delle vendite di birra nei bar e nei ristoranti.
Non è un segreto che per gli italiani la birra sia sinonimo di convivialità: la bevanda, da alcuni anni ormai, è entrata a far parte delle abitudini di un numero di persone in costante crescita lungo tutta la penisola e queste, per l’appunto, preferiscono consumarla fuori dalle mura domestiche durante un aperitivo, una cena o una serata fra amici.
Ora un nuovo studio, realizzato dalla società di Nomisma per l’Osservatorio della Birra e Agronetwork (basato su un campione composto da 1000 consumatori e 100 professionisti del fuoricasa), dimostra come questa tipologia di consumo sia uno stimolo fondamentale per la crescita della filiera agroalimentare italiana e delle eccellenze del made in Italy.
Non solo l’anno scorso i consumi fuoricasa e la birra sono cresciuti insieme (al +39% dei consumi agroalimentari fa eco il +21% di quelli della birra), quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, 8 volte su 10 viene sempre accompagnata dal buon cibo della tradizione agroalimentare italiana.
Con una pizza e quindi con pomodori pelati, olio extravergine d’oliva, mozzarella, grano italiano e altre eccellenze locali, per l’aperitivo con un tagliere di formaggi e salumi del territorio, o durante una cena per accompagnare un primo della tradizione (pasta, formaggi, verdure e insaccati) o un secondo di carne o di pesce.
La birra si conferma quindi un traino molto importante per i consumi agroalimentari nel fuoricasa: un settore questo che, secondo Nomisma, nel 2024 vale 89,7 miliardi di euro. Questo, inoltre, come rivela lo studio Osservatorio Birra/Agronetwork, è sempre più legato a materie prime italiane, ai prodotti agroalimentari e alle bevande di qualità, locali o legati al territorio.
Secondo gli addetti ai lavori dell’Ho.Re.Ca., inoltre, negli ultimi due anni il consumo di prodotti agroalimentari di alta qualità nei locali italiani è aumentato del 44%: quello delle bevande ha invece fatto registrare una crescita del 53%. Non vi è dubbio che su queste cifre abbia inciso il fatto che, dopo le chiusure causate dalla pandemia, gli italiani e non solo hanno voluto riassaporare a pieni polmoni e quindi in abbondanza il profumo della convivialità.
Il boccale di birra quindi è, come e forse più del calice o del flûte di champagne, l’immagine simbolo dei consumi fuori casa: si tratta infatti della bevanda di qualità più richiesta nei locali (59%), davanti alle bollicine (39%) al vino bianco (38%) e al vino rosso (34%). Secondo i ristoratori la versatilità nelle occasioni di consumo (40%) e nell’abbinamento ai prodotti gastronomici (24%) è la chiave del successo della birra rispetto ad altre bevande.
Lo confermano i consumatori, che, nell’ultimo anno, hanno preferito la birra per il suo gusto (62%), per la sua leggerezza (52%) e perché si abbina bene con tutte le portate (43%): addirittura, per 8 consumatori su 10, la qualità dell’offerta delle birre è fondamentale per la scelta del locale: preferiscono inoltre (60%) quella prodotta nel nostro Paese o in una regione specifica per abbinarla, magari, ad una pietanza prodotta con materie prime del medesimo territorio.
A proposito di abbinamenti, i ristoratori interpellati hanno spiegato che i prodotti per i quali i clienti richiedono con maggior frequenza una qualità elevata sono proprio quelli con cui la birra viene servita più spesso: antipasti e stuzzichini, primi e secondi di terra, pizza: proprio per questo motivo la birra è adatta a sostenere anche il consumo di prodotti agroalimentari di qualità.
La conferma arriva dagli stessi consumatori: per il 76% pizza e birra si conferma il mix ideale, ma la bevanda ormai viene ordinata durante tutto pasto e con pietanze in cui le materie prime agroalimentari di qualità fanno la differenza: molto gettonato infatti anche il connubio con stuzzichini o finger food per l’aperitivo (51%), con antipasti di terra o di mare (43%) e primi piatti (27%).
La birra quindi al centro del nuovo fuoricasa? Lo era anche prima della pandemia: se infatti 3 addetti ai lavori su 10 hanno notato un aumento, anche marcato, dei consumi di birra in ristoranti e bar, allo stesso tempo 6 su 10 ritengono che il consumo di birra sia stabile rispetto al 2019. Per il 55%, inoltre, è una bevanda che non può mancare nell’offerta degli esercizi commerciali.
Senza dubbio, il peso della birra nella ristorazione italiana è destinato a crescere ancora. Per gli addetti ai lavori, in 4 locali su 10 questa bevanda oggi incide tra il 10% e il 15% sul business: una percentuale destinata a crescere nei prossimi cinque anni fino al 20-25%, con punte del 50% a tutto vantaggio della filiera agroalimentare italiana.
Su questo, infine, incide anche il fatto che la birra, senza dubbio, è una bevanda naturale e leggera, che può essere poco o per nulla alcolica: per questo motivo è il perfetto complemento della cultura alimentare mediterranea e nostrana basata su prodotti alimentari di alta qualità uniti a socialità e convivialità.