Il142 Restaurant è un format originale anche nel variegato panorama dei locali milanesi.
Perché si trasforma nel corso di tutta la giornata con un’offerta a 360 gradi che va dalla colazione alla cena. Sempre e comunque curata e realizzata totalmente “in casa”. Pasticceria inclusa.
Un concept che ha ispirato il nome stesso dell’attività: 1 a indicare un solo spazio, 4 in riferimento alle diverse offerte per altrettanti momenti della giornata e 2 in omaggio ai protagonisti del locale, ovvero sala e cucina/bar, in perenne dialogo. Lo si intuisce non appena si entra: da un lato c’è il banco bar, dall’altro la cucina a vista. In mezzo, una delle tre sale, accogliente e curata in ogni dettaglio.
L’idea è di Sandra Ciciriello che, dopo 14 anni a fianco di Viviana Varese – con cui ha fondato Alice Ristorante – ha dato vita a 142 Restaurant nel 2019, pochi mesi prima della pandemia: “E’ stata dura, siamo sopravvissuti grazie al format che si adattava anche all’asporto e alla nostra capacità di reinventarci tutti i giorni”, ci spiega.
Come nasce il format 142 Restaurant?
Con un laboratorio di pasticceria, un’ottima cucina, un team giovane e preparato anche al bancone e in sala. E un format inedito: apriamo la mattina alle 8 per la colazione – con le nostre brioche che non temono confronti -, per proseguire a pranzo, quindi all’aperitivo – dalle 18 alle 20.30 – e infine a cena. Il menu è lo stesso sia mezzogiorno sia alla sera, basato su pochi piatti che cambiano ogni settimana. Ma non è finita qui…
Novità in arrivo?
Presto allargheremo l’offerta con la piccola pasticceria, disponibile dalla mattina fino alle 18, quando il locale si trasforma per l’aperititvo.
A proposito: com’è possibile adattare l’ambiente ai diversi momenti del giorno?
Con la flessibilità nell’approccio al cliente. E con qualche accorgimento originale come quello adottato per il bancone: durante il giorno mette in esposizione la pasticceria nella parte frontale a vetro, che la sera – quando brioche e paste sono ormai esaurite – viene “oscurata” grazie a un abile gioco di retroilluminazione.
Siete partiti nell’autunno 2019, pochi mesi dopo la lunga parentesi della pandemia e poi la crisi economica: come è cambiata la clientela in questo periodo?
E’ cambiata molto. E’ crollato il potere di acquisto, fra inflazione e bollette alle stelle, di conseguenza le persone escono di meno. Lo smart working ha fatto crollare le presenze in pausa pranzo. E intanto si fa sempre più marcata la differenza fra le classi più agiate, che non risentono più di tanto della crisi, e quelle che fanno fatica ad assorbire l’aumento del costo della vita. Anche noi ristoratori ci siamo trovati ad affrontare aumenti inimmaginabili delle materie prime. Certo, potremmo risparmiare rivolgendoci al mercato dei prodotti semilavorati e surgelati, ma io resto fedele al mio concetto di qualità: vado al mercato ogni due giorni per acquistare gli ingredienti freschi che usiamo in cucina. E i costi ne risentono.
Qual è il vostro target di riferimento?
Puntiamo a una clientela medio-alta, anche per selezionare la frequentazione del locale. Ma non ai super ricchi. Del resto i prezzi dei nostri cocktail sono in linea con la media milanese: 10-12 euro, compreso un tagliere di stuzzichini di accompagnamento. Ma abbiamo anche una proposta street food, disponibile dalle 10 alle 19, basata sui bun preparati da noi e farciti con ingredienti sempre di alta qualità, ma con prezzi accessibili: dal “Polpo al cuore” con polpo arrosto al tè nero, maionese, pomodoro secco calabro e insalata, al “Bun bun polpetta” con polpette di manzo al sugo di pomodoro datterino e salsa di Parmigiano”.
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