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Dal 26 aprile riaperture dei dehor (in zona gialla), col coprifuoco alle 22

Parliamo della riaperture previste dal 26. Non vogliamo spegnere l’entusiasmo né essere pessimisti. Però siamo delusi. Perché? Ve lo spieghiamo in questo editoriale

In estrema sintesi, la road map che Mario Draghi ha annunciato per le riaperture dal 26 aprile serve solo a placare gli animi. Finché dura l’illusione

Perché lo pensiamo? Presto detto. Le riaperture così sono zoppe. Intanto, si parla solo di dehor in zona gialla. Poi, resta il coprifuoco alle 22. Non sappiamo gli orari di somministrazione. I cocktail bar serali probabilmente non avranno ragione di alzare le serrande.
Non solo: restiamo appesi agli indici RT e quindi alle conseguenti ordinanze settimanali. Le riaperture non sono assicurate, insomma. Il che non permette una programmazione almeno sulla media distanza di cui ha estremo bisogno il settore dell’ospitalità. E, più in generale, di cui necessita la gente.
Come se non bastasse per passare tra le Regioni di fasce diverse, in assenza di motivi di salute, lavoro o necessità, bisognerà avere un pass. Sì…

Avete capito bene: servirà un certificato che dimostri di essere stati sottoposti al vaccino, di avere un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti o di aver avuto il Covid ed essere guariti (ma alcuni lo riprendono!). Davvero questo salverà la salute pubblica? E agevolerà il turismo?

 

L’anno scorso dopo i due mesi di lockdown totale si ripartì, a singhiozzo. Ma si ripartì tutti insieme (tranne alcuni settori, come i teatri). Oggi partiamo a seconda del colore. E rischiamo di chiudere dopo sette giorni. E non è una differenza da poco. Come faranno i ristoranti a programmare gli acquisti?

E ancora. Noi sosteniamo vivamente che le riaperture debbano passare in primis dall’utilizzo dei dehor. Sì. Ma vorremmo fossero aperti sempre e ovunque, nel rispetto delle regole e del distanziamento sociale, non solo nelle zone gialle.
Perché la scienza ha provato che soltanto lo 0.1 della popolazione ha preso il coronavirus all’aperto. Non c’è motivo di non sfruttare gli spazi esterni.
Tuttavia, non possiamo dimenticarci che c’è chi lavora solo in interno. In diverse regioni o semplicemente anche zone del nostro Paese, è poco diffusa l’abitudine di mangiare o bere all’aperto. Un caso su tutti: il Friuli Venezia Giulia.
Un’ultima considerazione.
Questo decreto stabilisce un passo indietro rispetto a settembre. Alla meglio, si aspira alla zona giallo rafforzato. Per stabilire quali regioni vi entreranno saranno presi in considerazione i dati del monitoraggio del 23 aprile.
Le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza entreranno in vigore il 26 aprile.

Editoriale

Nicole Cavazzuti
Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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