Parliamo della riaperture previste dal 26. Non vogliamo spegnere l’entusiasmo né essere pessimisti. Però siamo delusi. Perché? Ve lo spieghiamo in questo editoriale
In estrema sintesi, la road map che Mario Draghi ha annunciato per le riaperture dal 26 aprile serve solo a placare gli animi. Finché dura l’illusione
Perché lo pensiamo? Presto detto. Le riaperture così sono zoppe. Intanto, si parla solo di dehor in zona gialla. Poi, resta il coprifuoco alle 22. Non sappiamo gli orari di somministrazione. I cocktail bar serali probabilmente non avranno ragione di alzare le serrande.
Non solo: restiamo appesi agli indici RT e quindi alle conseguenti ordinanze settimanali. Le riaperture non sono assicurate, insomma. Il che non permette una programmazione almeno sulla media distanza di cui ha estremo bisogno il settore dell’ospitalità. E, più in generale, di cui necessita la gente.
Come se non bastasse per passare tra le Regioni di fasce diverse, in assenza di motivi di salute, lavoro o necessità, bisognerà avere un pass. Sì…
L’anno scorso dopo i due mesi di lockdown totale si ripartì, a singhiozzo. Ma si ripartì tutti insieme (tranne alcuni settori, come i teatri). Oggi partiamo a seconda del colore. E rischiamo di chiudere dopo sette giorni. E non è una differenza da poco. Come faranno i ristoranti a programmare gli acquisti?
Questo decreto stabilisce un passo indietro rispetto a settembre. Alla meglio, si aspira alla zona giallo rafforzato. Per stabilire quali regioni vi entreranno saranno presi in considerazione i dati del monitoraggio del 23 aprile.
Le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza entreranno in vigore il 26 aprile.