Fuerteventura onde e spiritualità.
Paradiso dei surfisti più o meno tutto l’anno, è l’isola più hippy dell’arcipelago, un’isola dalle energie potenti, correnti intense non solo in acqua.
Si cavalcano le onde ma anche le sensazioni, talvolta impetuose come sulla spiaggia di La Pared (al tramonto l’aperitivo si prende al Caretta Beach con dj fino a notte fonda), talvolta morbide, pacate, come quando la marea crea una laguna visionaria sulla spiaggia di Sotavento.
Un’isola che induce alla meditazione, al silenzio, il must to be per chi cerca il benessere senza compromessi. Un toccasana per gli sportivi.
Come Cristina Leone, numero 14 in italia di paddel, che a Fuerteventura ci passa più della metà dell’anno. Sull’isola ha messo su casa, anzi più di una, tanto che due, proprio sulla spiaggia della Conchas al El Cotillo, le affitta.
Due i locali preferiti di Cristina, l’Alegria tra i vicoli del centro di Corralejo (musica live, tapas e una lista di cocktail notevole) e El Pintxò a El Cotillo sulla scogliera proprio davanti al tramonto.
El Cotillo è l’anima rock di Fuerteventura. Rimasto villaggio di pescatori autentico e scontroso, tutto proteso sull’oceano aperto, è il rifugio dei surfisti da tutto il mondo. Tantissimi i localini per bere e spiluccare e alcune delle boutique di surf attire più esclusive.
Le Dune di Corralejo da sole meritano il viaggio, il deserto sul mare. E che mare! L’oceano vastissimo, turchese e limpido. Un’area protetta di morbide dune di sabbia che si estende per oltre 10 chilometri in lunghezza e almeno 3 in larghezza arrivando fino ai coni vulcanici che aggiungono fascino allo skyline.
La sera poi ci si ferma in centro, alle spalle del porto, dopo lo stop sul porto per mojito e margarita, e a cena si sta al Tantaluna per una tajine di pesce memorabile. Per dormire non si può che scegliere il Tao Caleta Mar, proprio laddove le dune accennano le prime curve.
Al mattino presto un qualsiasi water taxi dal porto in un quarto d’ora vi lascia sull’Isola di Lobos, un paradiso di poco meno di 5 chilometri quadrati disabitati, uno scenario indimenticabile di specchi d’acqua cristallini e sabbia, tra rocce vulcaniche e uccelli delle specie più diverse.
Lasciata la costa, diretti a sud, lungo una strada di grande suggestione, tutta curve e tornanti, in uno scenario desertico e macchie di palme qua e là, si arriva a Betancuria antico villaggio a cui dedicare almeno un’ora, magari sorseggiando qualcosa a La Sombra, oppure per una sosta stellata c’è Casa Santa Maria.
Morro Jable a sud invece è una località sicuramente più “addomesticata”, però ha una spiaggia bellissima di 4 km, Playa de Matorral, con un faro che si staglia sull’orizzonte e un beach bar aperto fino al tramonto. Alle spalle una sfilza di boutique, caffetterie, gelaterie, ristoranti che per quanto non ci entusiasmino nascondono alcuni buoni indirizzi, come Lo Nuestro, cucina creativa che rivisita la tradizione andando oltre.
Sull’altro versante Cofete è qualcosa di più. Di più di tutto. E’ oltre. E’ oltre la montagna prima di tutto, una strada sterrata che dura circa un’ora, partendo da Morro Jable. Ma è oltre l’immaginazione: 13 km di spiaggia deserta, silenziosa se non per il fragore del mare. Un cielo che muta costantemente, un passaggio velocissimo di nubi leggere e ogni volta di nuovo un cielo denso di luce e azzurro. Da non perdere per nulla al mondo.
L’ultima tappa prima di partire fatela sulla spiaggia di Sotavento, opera d’arte di sabbia e acqua di mare a dimensione naturale e in continua mutazione. Cambia con le ore, con il vento, con le maree; cambiano i colori, le superfici, la luce. Sotavento non è un luogo, è una visione. Headquorter dei surfisti più appassionati, appena un po’ glam, colpisce al cuore e non ti lascia più andare via.
Si sta sulle sdraio della scuola di kite, wind e wing surf di René Egli sotto il palmeto in atmosfera caraibica o nell’infinity pool dell’INNSIDE Melia. Design minimal e una natura spettacolare. E che il vento non si plachi perché la notte sia musica soffiando tra le palme.