Dopo la tappa asiatica alla scoperta del variegato mondo brassicolo della Cambogia, il tour torna in Africa: dopo aver visitato Burkina Faso e Burundi è la volta del Camerun, ex colonia della Francia i cui colonizzatori hanno in parte influenzato la cultura birraria di questa terra.
Va infatti sottolineato come per varie tribù camerunensi, e numerose altre dell’Africa, questa sia una bevanda centrale nella quotidianità delle persone che viene prodotta artigianalmente da sempre ricavandola dal miglio, il cereale che meglio si adatta ad essere coltivato in questa terra caratterizzata da un clima tipicamente tropicale.
La semina del miglio per la preparazione della birra tradizionale si effettua ad inizio primavera. Una volta che è maturato, viene raccolto ed immerso in acqua per un arco di tempo che varia dalle 7 alle 10 ore: in questo modo il cereale, coperto con foglie di manioca o taro, ha la possibilità di germogliare. Successivamente viene lasciato asciugare al sole per tre giorni e una volta asciutto il miglio viene macinato, riposto in un recipiente con acqua e cotto per circa otto ore.
Il liquido ottenuto, viene filtrato e ad esso si aggiunge il lievito: il composto viene quindi lasciato fermentare per una notte ed il risultato finale è una bevanda semi-fermentata che nel tempo continua a fermentare facendo aumentare la gradazione alcolica.
I camerunensi però, secondo le fonti, fra cui importanti quotidiani nazionali fra cui ‘Il Sole 24 ore’, oltre ad avere un’autentica passione per le birre che fanno parte della loro cultura, sono anche conosciuti come ‘gli irlandesi d’Africa’. In un qualsiasi locale del Paese è infatti possibile reperire i prodotti brassicoli realizzati dai birrifici del grandi marchi internazionali, quali Guinness e Castel, operativi in Camerun: birra che viene venduta allo stesso prezzo di una bottiglia d’acqua.
Il medesimo discorso è valido per l’unica bevanda autoctona a base di malto e luppolo prodotta da un vero e proprio birrificio, la ‘Brasserie du Cameroun’ (di proprietà del Gruppo Castel), operativo dal 1952 con il marchio ’Beaufort’, uno dei più conosciuti ed apprezzati in tutta l’Africa venendo esportato in vari Paesi, dal Marocco al Madagascar.
Si tratta di una lager leggera, gradazione alcolica del 4,6%, rinfrescante e dissetante che ben si adatta alle alte temperature africane. Si presenta di un colore giallo limpido e mette in risalto sia le note del malto che del luppolo: a queste fanno da sfondo diversi profumi erbacei.
Come visto anche nella tappa camerunense, non deve quindi suonare affatto strano che in Africa sia così apprezzata la birra: questa infatti fa parte della cultura di molte popolazioni che vivono in questo sconfinato continente, come fa parte da secoli della storia di diverse culture europee, come quella belga: in fin dei conti si tratta della bevanda più antica creata dall’uomo.