La scorsa settimana il viaggio alla scoperta delle birre di tutto il pianeta era in Serbia, dove si produce una birra tradizionale a base di malto (la ‘Boza’) e vi è un panorama brassicolo in forte espansione. La stessa cosa che sta accadendo a Singapore, dove si trova oggi il tour.
Singapore infatti è una delle economie più solide di tutta l’Asia, che sta contribuendo alla crescita del comparto. Lo dimostra il fatto che, a partire dal 2010, in pochi anni, è stata raggiunta la quota di venti birrifici artigianali (l’arcipelago conta 5,5 milioni di abitanti circa).
A questo si unisce un costante aumento dei consumi interni: un dato al quale contribuisce il fatto che si tratta di una meta che attrae turisti da tutto il mondo: secondo il ‘World beer index’, nel 2021, qui sono stati consumati 85 litri di birra pro capite.
La storia più interessante riguardante l’antica bevanda che arriva da questo angolo del pianeta, però, è senza dubbio quella che riguarda una nuova tecnologia per produrla in grado di aiutare a contrastare uno dei problemi che affligge Singapore: la carenza di acqua dolce.
Per questo motivo, è stato avviato un programma governativo per trattare le acque reflue chiamato ‘NEWater’: l’acqua in arrivo dai servizi igienici attraversa varie fasi di purificazione, tra cui un passaggio di microfiltraggio e un processo con raggi ultravioletti che permette l’eliminazione di batteri, virus e particelle:in sostanza, l’acqua ritorna acqua dopo che è stata purificata.
Come è noto, uno degli ingredienti fondamentali di ogni birra, oltre a luppoli, malti, lievito e processi di fermentazione, è proprio l’ “oro blu”: motivo per cui l’agenzia nazionale dell’acqua (PUB), il birrificio artigianale Brewerkz e i vertici di NEWater, hanno deciso di sperimentare la produzione di una specifica birra bionda utilizzando proprio le acque reflue filtrate.
Dall’idea è nata ‘NEWBrew’, una bevanda con un retrogusto morbido e tostato, “simile al miele” ha raccontato chi l’ha provata: viene realizzata con malti d’orzo tedeschi, luppoli americani, lievito norvegese e, appunto, acque di scarico dei cittadini di Singapore poi purificate. Si tratta, per quanto riguarda lo stile birrario, di una tropical blond ale e, dalla scorsa primavera, è in vendita nei supermercati, confezionata in lattine dai colori accattivanti e disegni che raffigurano icone locali, come il fiume di Singapore.
Questo è sicuramente l’esempio più interessante di come si stia sviluppando il settore birrario singaporiano che però continua ad essere dominato dai marchi commerciali: primo su tutti la Tiger beer prodotta dal 1931 dalla Malayan breweries, oggi di proprietà del gruppo Heineken.
Esportata in 50 Paesi asiatici, è una lager con una gradazione alcolica del 5% che si presenta di color giallo dorato chiaro con una sottile schiuma che evapora rapidamente: l’aroma, infine, mette in risalto note di grano, mais, erbe ed offre sentori di miele.
Prima delle moderne birre però, come in tutta l’Asia meridionale, da secoli era assai diffusa la birra di riso che, come abbiamo avuto modo di vedere nel corso del viaggio, in India è conosciuta con il nome di ‘Handia’: nell’arcipelago di Singapore (58 isole), invece, viene chiamata ‘Tuac’ e, secondo gli storici, potrebbe avere una storia millenaria.
Nella preparazione il riso (si utilizza quello ad elevato contenuto di glutine) viene pulito sciacquandolo più volte con l’acqua: in seguito, viene cotto e distribuito su tappetini che vengono realizzati con foglie di bambù, oppure di banano, per essere scolato.
A questo punto viene aggiunto l’humao (una botanica): si tratta di uno starter tradizionale realizzato con farina di riso e corteccia di Albizia (pianta molto diffusa in quest’area dell’Asia) grattugiata che inizia la fermentazione la quale dura più giorni a seconda della stagione.
Quando il riso comincia a rilasciare del liquido zuccherino, questo viene preso e trasferito all’interno di coni chiamati khulu i quali vengono sistemati sopra a dei recipienti che dovranno raccogliere tutto il liquido che cola: una volta compiuta la colatura, la birra tradizionale è pronta per essere servita e consumata. Viene realizzata soprattutto in occasione di feste religiose, oppure di matrimoni e funerali, per essere bevuto durante i pasti.
E’ proprio grazie alla millenaria tradizione della birra di riso, ai quali negli ultimi anni si sono aggiunti degli importarti investimenti, che si deve lo sviluppo del mercato brassicolo artigianale singaporiano nel quale, oltre al Brewerkz, spicca il pluripremiato birrificio Brewlander (la sua India pale ale, nel 2019, è stata eletta miglior birra di tutta l’Asia).
Un settore che, come visto, vuole anche contribuire, in maniera pratica, a tenere alta l’attenzione su uno dei temi più importanti a livello planetario e molto sentito in quest’area del mondo: quello della sostenibilità ambientale e, nello specifico, del riciclo delle risorse idriche.