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Guida alle Migliori osterie d’Italia 2024

È stata presentata la guida “Migliori osterie d’Italia 2024” edita da Slow food. Più di mille i locali recensiti, ma 311 hanno avuto il riconoscimento della chiocciola.

I numeri della guida sono come sempre importanti, e dicono che ci sono 163 nuovi indirizzi segnalati, su un totale di 1752 locali recensiti. 311 di questi hanno avuto il riconoscimento della chiocciola, cioè il massimo riconoscimento previsto nella guida, e che significa in sostanza eccellenza in tutti gli aspetti considerati: dall’ambiente in cui si è accolti, alla cucina, alla corrispondenza dei valori dei gestori rispetto ai valori Slow food.

Sempre interessanti anche gli “inserti regionali” ovvero la segnalazione di quei locali che assumono importanza nelle varie regioni a seconda della tradizione gastronomica locale, e che per esempio sono quelli che propongono focaccia genovese, focaccia di Recco e farinotti in Liguria; malghe trentine e törggelen altoatesini; bacari veneti; osmize sul Carso, buffet triestini e rito del tajùt in Friuli Venezia Giulia; piadinerie romagnole; trippai fiorentini; supplì e pizza al taglio in Lazio; arrosticini abruzzesi; fornelli murgesi in Puglia; pizzerie in Campania; morzello in Calabria.

osteria

Per la prima volta quest’anno le chiocciole sono state assegnate anche a questi locali. Nell’edizione 2024 la Campania è la regione con il maggior numero di locali che hanno ricevuto la chiocciola, 39 per la precisione, seguita dalla Toscana con 28 e dal Piemonte con 26.

“Osterie d’Italia è per noi un prodotto editoriale, ma anche un progetto associativo – ha detto Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia durante la presentazione – Lo dimostra il fatto che tanti dei cuochi segnalati aderiscano all’Alleanza Slow Food. Osti e ostesse che, oltre ad essere ambasciatori del mondo produttivo di qualità, ne sono alleati: perché scelgono di rifornirsi da contadini, allevatori, casari che difendono la biodiversità”. Una battuta anche da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che ha salutato i presenti e li ha definiti “il presidio dell’alimentazione del nostro Paese: quelli a cui l’Italia deve riconoscere di aver conservato il suo patrimonio gastronomico”.

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Redazione ApeTime
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