HomeBirraIl 2023 della birra artigianale in Italia e in Europa

Il 2023 della birra artigianale in Italia e in Europa

In Italia il 2023 è stato un anno molto difficile per la birra artigianale: in Europa invece come sono andate le cose?

Il 2022 era stato l’anno della ripresa per il settore della birra artigianale italiana, con la produzione della bevanda che aveva raggiunto quota 18,4 milioni di ettolitri, superando il 2021 (17,8 mio/hl): anche i consumi erano cresciuti, attestandosi a 22,3 milioni di ettolitri, in aumento di oltre un milione rispetto all’anno precedente.

Gli ultimi dodici mesi hanno invece fatto registrare una brusca e forse non del tutto inattesa frenata del comparto: è stata infatti registrata una contrazione delle vendite pari al 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli ultimi due trimestri, inoltre, hanno visto diminuire le esportazioni del 7,4% se confrontate a quelle della prima metà del 2022.

Lo scenario che attualmente coinvolge la filiera brassicola della penisola è quindi assai negativo: un quadro che, nel complesso, rischia di peggiorare ulteriormente quando, nei primi mesi del 2024, le associazioni di categoria (in primis Unionbirrai e Assobirra) pubblicheranno i dati definitivi relativi al 2023.

Questa dunque la situazione della birra artigianale In Italia: lasciando il nostro Paese, come stanno andando le cose per l’antica bevanda nel resto d’Europa? In senso diametralmente opposto, ovvero la birra continua la propria crescita e, piano piano, si sta riavvicinando ai livelli pre pandemia sia per quanto riguarda la produzione che i consumi.

I dati, a livello europeo, sono quindi in controtendenza rispetto all’Italia nonostante diversi problemi dei quali abbiamo avuto modo di parlare: fra questi citiamo la crisi senza fine dei pub inglesi (le celebri ‘public house’) passati da 50mila a 39mila in un decennio e la cancellazione di importanti eventi birrari quali il  ‘Great British Beer Festival’ di Londra e lo ‘Zythos beer festival’ che si svolgeva a Louvain, in Belgio.

Il quadro più che positivo per la birra artigianale a livello continentale è stato delineato dall’edizione 2023 dell’’European Beer Trends Report’ il quale rivela che le vendite di birra, nel 2022, all’interno dell’Unione Europea, sono salite a 313 milioni di ettolitri rispetto ai 301 milioni di hl del 2021 e ai 297 milioni di hl del 2020: una crescita costante, anche se i dati, per poco, non sono ancora tornati al livello pre-pandemia di 322 milioni di hl del 2019.

birra trend

I birrifici europei, in termini di produzione, lo scorso anno, hanno prodotto circa 358 milioni di ettolitri di birra rispetto ai 344 milioni di ettolitri del 2021 e ai 342 milioni di ettolitri del 2020: un dato, quest’ultimo, che si avvicina molto ai 364 milioni di hl che erano stati fatti registrare nel 2019.

I dati presenti nel report, inoltre, mostrano che anche il numero dei birrifici attivi è in aumento: dai 9.500 del 2021 ai 9.680 del 2022: in questo caso siamo ancora lontani dagli aumenti della fine dello scorso decennio, quando il numero delle aziende che operavano nel settore in Europa aumentava di mille all’anno, ma è comunque un segno della costante ripresa del comparto.

Simone Spillane, amministratore delegato di ‘Brewers of Europe’, la società che elabora il report, ha sottolineato: “Guardiamo avanti, verso un futuro nel quale ci sarà sempre più scelta per quanto riguarda gli stili e i sapori delle birre tradizionali, così come avverrà nei segmenti delle birre analcoliche e a basso contenuto alcolico. La birra è una bevanda buona e rinfrescante, che unisce le persone: speriamo che possa continuare a farlo a lungo”.

Gli ultimi anni, come noto, hanno visto il settore della birra affrontare diverse sfide molto complicate, fra le quali, le più importanti, la pandemia (con la conseguente chiusura di numerose attività commerciali di vendita al dettaglio) e il rincaro delle materie prime causato dalla guerra in Ucraina.

Il mercato della birra, a livello europeo, secondo questi dati, adesso è sulla strada della ripresa, poiché si sta rilanciando anche offrendo una gamma di birre sempre più diversificata, che comprende le birre analcoliche: queste oggi rappresentano più del 5% del mercato europeo della bevanda.

Uno dei modelli virtuosi in tal senso, come spiegano i rappresentanti della relativa filiera brassicola, è la Spagna, dove non solo l’industria della birra sta vivendo un importante momento di crescita (è il secondo produttore europeo dietro solo alla Germania), ma il 90% dei cereali utilizzati nel ciclo produttivo proviene da campi coltivati nel Paese.

Quello offerto dal comparto birrario spagnolo, che si avvale anche di condizioni climatiche particolarmente favorevoli, è solo un esempio di come, in Europa, si stia cercando, riuscendovi, di rilanciare i singoli mercati nazionali della bevanda, che sono in costante crescita: come mai allora il trend positivo, che a livello europeo è iniziato e prosegue senza sosta ormai da tre anni, in Italia si è bruscamente interrotto?

Questa è una domanda alla quale, le più importanti associazioni di categoria italiane, saranno chiamate a rispondere nei prossimi mesi. Quello che vogliamo sottolineare noi  è il fatto che, con ogni probabilità, nel nostro Paese, la birra paga maggiormente dazio che altrove nei confronti di altre bevande, specie in periodi di gravi difficoltà economiche: in primis del vino, uno dei prodotti di punta del made in Italy, spesso irrinunciabile sulle nostre tavole.

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