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Le bevande tradizionali del mondo Belize

Nuova appuntamento e nuovo continente per il viaggio alla scoperta dei prodotti tipici di tutto il pianeta che approda in America centrale, per la precisione in Belize.

Si tratta del secondo Paese più piccolo di quest’area geografica (con una superficie di poco inferiore a quella della Toscana ed una popolazione di poco superiore a quella di Firenze: circa 14mila abitanti di differenza) incastonato tra Messico e Guatemala.

Come verificatosi negli altri Paesi colonizzati dagli inglesi (arrivati qui nel 1600) anche la popolazione nativa di questo territorio è stata influenzata dalla cultura e delle tradizioni dei conquistatori: in Belize queste si sono unite a quelle che erano frutto di una delle civiltà più fiorenti dell’antichità, ovvero quella dei Maya, che raggiunse il suo massimo splendore fra il 250 ed il 900 d.c.

Tale il motivo per cui, con ogni probabilità, ancora oggi (nonostante una popolazione di origine multietnica, composta soprattutto da meticci, creoli e indiani) una delle bevande tradizionali più apprezzate nel Paese è originaria di quella società dell’epoca precoloniale.

Si tratta di un prodotto a base di mais, ovvero il ‘Tesguino’, che, originariamente, veniva impiegato durante i rituali per entrare in contatto con le divinità, ma anche in occasione di alcuni matrimoni: vi sono inoltre delle testimonianze scritte dove si legge che era ritenuto anche un liquido purificatore da far bere ai guerrieri di ritorno dalle battaglie.

Conosciuto anche con il nome di ‘Atole’, il primo passaggio per la sua preparazione prevede che il mais venga messo in ammollo per molte ore, a volte giorni, e, in seguito, pestato e miscelato con acqua: la massa ottenuta viene lasciata in ammollo con dei peperoncini rossi secchi.

Il giorno seguente la si estrae, la si filtra e la si cuoce in grandi contenitori: l’ultimo passaggio prevede l’aggiunta di erbe e spezie per dare sapore e colore al prodotto finale. Oggi, solitamente, viene consumato con prodotti tipici locali quali i fagioli Bayos o Ayocote e la salsa piccante a base di semi di Chiltepec (un arbusto assai diffuso in quest’area).

Belize

Un’altra bevanda tipica del Belize è il pulque: si tratta di un fermentato ricavato dall’Agave salmiana, una pianta grassa tipica di questo territorio. Il suo nome originario era “uctli”, mentre gli Aztechi (giunti qui al seguito dei colonizzatori inglesi) lo chiamavano “iztacoctli”, ovvero “vino bianco”, per via del colore del succo dal quale si ricava la bevanda.

Può essere considerata a tutti gli effetti una birra d’agave avendo in comune molto del processo produttivo, soprattutto se paragonata con le birre ancestrali, ovvero quelle che si producevano migliaia di anni fa o a quelle a fermentazione spontanea tipiche del Belgio.

Il succo che si ottiene dalle foglie viene infatti lasciato fermentare in botti di legno fino a quando non si forma una patina chiamata ‘zurrón’ che può impiegare dagli otto ai trenta giorni per comparire a seconda delle stagioni e delle variazioni termiche.

Questa patina, una volta terminata la fermentazione, viene rimossa e si aggiunge dell’altro succo fino a riempire le botti. Il pulque, aromatico e fresco, è pronto e presenta una gradazione alcolica fra il 5 ed il 10%, ovvero come la maggior parte delle birre.

La bevanda infine viene degustata semplice o “curada”, ovvero con l’aggiunta di frutti come ananas, arancia, fragola, chirimoya e guayaba. Possiede un forte valore nutritivo ed è un buon integratore proteico e calorico: in epoca preispanica compensava la mancanza di verdure e proteine nella dieta, motivo per cui, ancora oggi, in Belize e non solo, ha un’importante valore sociale e culturale.

bevanda Belize

Come detto in precedenza, il Belize risente tutt’oggi delle influenze dei discendenti del colonizzatori britannici: per questo motivo è giusto menzionare il locale settore brassicolo ed il triennio fra il 1975 ed il 1977 che i locali ricordano come quello della ‘guerra della birra’.

I due contendenti non erano infatti solo birrifici concorrenti che si sfidavano a suon di sponsorizzazioni sportive e trovate pubblicitarie, ma rappresentavano due mondi in conflitto: gli immigrati, le minoranze etniche e gli afroamericani appartenenti alle classi più povere da un lato e i ricchi imprenditori di origine europea dall’altro.

Da questo conflitto economico-sociale sarebbero nati i quattro birrifici che oggi troviamo qui: due realtà sono a carattere più industriale, sia per la gamma offerta che per i prezzi applicati, mentre gli altri si sono concentrati su stili ed ingredienti più ricercati.

Questi ultimi hanno fatto in modo che anche in Belize nascesse un’interessante offerta di birre artigianali per la cui preparazione viene utilizzato anche il mais, che, come visto, è tipico di questo piccolo territorio: un modo per far entrare anche l’antica bevanda, in versione moderna e di qualità, nella cultura e nelle tradizioni locali.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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