Quali sono le birre artigianali più originali del mondo? Eccole.
In vari articoli pubblicati su ‘Apetime’, specie in quelli della rubrica ‘Giro del mondo in birra’, abbiamo parlato spesso della ‘craft beer revolution’, ovvero di quella scuola di pensiero nata pochi decenni fa che sta spingendo un numero sempre maggiore di piccoli birrifici di tutto il globo a creare nuove birre utilizzando ingredienti locali o innovativi, continuando a sperimentare e a dare vita ad un’infinità di prodotti.
Basti ricordare, ad esempio, l’effervescente panorama brassicolo artigianale della Lettonia: nella piccola Nazione baltica infatti, rivisitando gli stili delle birre a bassa fermentazione inglesi, belghe e ceche, vi sono numerosi micro birrifici che realizzano i loro prodotti impiegando le materie prime offerte dal territorio quali betulla, ginepro, muschio, segale ed avena.
Se in questo, e nella maggioranza dei casi, si può parlare di sperimentazioni che in un certo senso non sono fuori dagli schemi, in altri invece i mastri birrai hanno davvero dato libero sfogo alla loro fantasia, dimostrando come sia molto più ampio di quanto si pensi il ventaglio degli ingredienti con cui realizzare una birra: resta da vedere se sono prodotti di qualità, ma alcuni, dato che hanno ricevuto alcuni premi, lo sono senza dubbio.
Si tratta di birre di tutte le tipologie (lager, stout, pils, weiss) e di tutti i colori (dal verde all’arancione), glitterate, prodotte con testicoli di toro o escrementi d’ oca, acqua di mare, aglio, luppolo spaziale e marshmallows: tutti elementi che nessuno si aspetterebbe di trovare dentro un bel boccale dell’antica bevanda.
Troviamo anche la birra alle ostriche prodotta dal micro birrificio californiano HenHouse: si chiama Oyster stout e, come si intuisce dal nome, si presenta di colore scurissimo come la Guinness: la ricetta prevede che i molluschi vengano aggiunti interi insieme al sale marino.
Sempre dagli Stati Uniti, dal Colorado, arriva la bevanda al peperoncino: si tratta della Ghost Face Killah del birrificio Twisted Pine che presenta una piccantezza di tutto rispetto. Questa è data dall’uso di sei tipi di peperoncino: Anaheim, Fresno, jalapeño, Serrano, habanero e Bhut Jolokia o pepe fantasma.
Dal medesimo Stato a stelle e strisce giunge una delle birre più stravaganti, nata per scherzo, ma che ha riscosso un tale successo da convincere il Wynkoop brewery a metterla stabilmente in produzione. Di cosa si tratta? Di una birra scurissima fatta con malto, orzo tostato, luppolo e, tocco finale, di testicoli di toro appena affettati e arrostiti. Il genere pare aver avuto un emulatore: un birrificio islandese, oggi chiuso, aveva infatti creato la birra Hrútur impiegando testicoli di montone affumicati con sterco di pecora.
Sempre dal nord Europa, per la precisione dalla Finlandia, arriva invece la bevanda realizzata con lo sterco d’oca di cui avevamo già parlato in occasione della relativa tappa della rubrica ‘Giro del mondo in birra’. In questo caso (per fortuna) non si tratta di un ingrediente, ma di un elemento utilizzato come combustibile per affumicare il malto. Il risultato è una stout (la Wasted potential Imperial) che fa parte di un progetto molto originale ed innovativo che sposa l’idea di economia circolare in un’ottica di sostenibilità ambientale: un tema sempre più importante.
Quando arriva il 31 ottobre cosa c’è di meglio di una birra alla zucca per festeggiare Halloween? Dall’Oregon ecco la Pumpkin Patch Ale della piccola azienda Rogue famosa negli States per le sue sperimentazioni: le zucche intere vengono tritate e tostate a mano.
In questo viaggio nell’originalità brassicola poteva mancare una tappa in Italia che, in quanto a creatività, non ha nulla da invidiare a nessuno? No di certo: eccoci quindi in Calabria dove il birrificio Tari produce la sua Acquamaris prelevando l’acqua marina al largo del mar Jonio e sottoponendola a uno scrupoloso processo di microfilltrazione e sterilizzazione.
Tornando negli Stati Uniti troviamo la birra realizzata con teste e ossa di maiale affumicate o quella la cui ricetta prevede l’impiego del tartufo nero. Dall’Australia invece arriva la bevanda brassata ispirata al mondo dei dolci: viene infatti prodotta con i marshmallow dal Bucket boys brewery.
E dove concludere questo viaggio se non in una delle culle dell’antica bevanda? In Germania un birrificio nei pressi di Monaco voleva realizzare una birra con luppolo spaziale: come fare? Semplice, utilizzando del cereale che fosse stato per un certo periodo in orbita.
Per questo motivo, con la collaborazione dell’agenzia spaziale Hospronautix, con un razzo, ne sono stati inviati 30kg nello spazio dove sono rimasti per alcuni giorni: una volta rientrati sulla terra, è nata un’ India pale ale con una base amara e generose note tropicali come pompelmo, guava e frutto della passione.
Questa è solo una minima parte delle birre realizzate con prodotti originali, perfino ‘spaziali’, fuori da qualunque canone di qualsiasi tradizione o stile brassicolo. Essi sono infatti il frutto dell’estro e della fantasia dei mastri birrai di tutto il mondo: un viaggio breve che però mostra bene quanto sia ampio il ventaglio di ingredienti con il quale realizzare l’antica bevanda e gli sconfinati terreni che può esplorare la ‘craft beer revolution’.