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Moco delle Valli del Bormida nuovo presidio Slow food

In Liguria c’è un nuovo presidio Slow food; il “Moco” delle Valli del Bormida, e a leggere la sua storia sembra proprio dipinto su quello che dovrebbe essere un presidio Slow food, i suoi tempi di produzione sono infatti lenti e dettati esclusivamente dai ritmi della natura e della tradizione contadina di un tempo.

Il Moco si seminava e si semina infatti al centesimo giorno dell’anno, che cade l’10 o il 11 aprile, dice Giampietro Meinero segretario della condotta Slow food Alta Valle del Bormida e referente del nuovo presidio.

La fioritura avviene regolarmente 60 giorni dopo la semina e cade dunque tra fine luglio e metà di agosto, dopodiché nel cuore dell’estate si formano i baccelli con i legumi che una volta maturi vanno raccolti e lasciati asciugare al sole.

La prima domenica dopo ferragosto avviene la sgranatura, per separare i semi; il tutto può essere fatto esclusivamente a mano. Da questa selezione accurata escono i semi migliori che sono confezionati in sacchetti, e quelli meno belli o rotti che invece vengono utilizzati per fare una farina da cui si ricava un’ottima farinata.

slow food moco

La storia di questo nuovo presidio Slow food è la storia di un grande recupero. Negli anni 50, raccontano i referenti del presidio, le colline diventavano colorate ai tempi della fioritura, per effetto della gran diffusione di questa coltura, poi con lo sviluppo industriale il legume andò praticamente perso.

Nel 2011 si scoprì che qualche anziano aveva ancora qualche centinaio di semi e da lì partì il progetto di recupero, con l’adesione di quattro agricoltori che, a partire da una 30ina di semi ciascuno, in breve portarono a salvare la varietà dall’estinzione e ad avere una produzione crescente, quest’anno di circa un quintale di semi.

I paesi interessati dalla tradizione e dal recupero di questo legume ora presidio Slow Food sono come detto tutti nella valle del Bormida in provincia di Savona: Cairo Montenotte, Millesimo, Dego, Murialdo, Calizzano, Cosseria e Cengio dove sorge anche la frazione di Rocchetta i cui abitanti erano chiamati “mangiamochi”.

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Redazione ApeTime
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