Una troticoltura in montagna, un’attività un tempo diffusa, ora sempre più rarefatta a causa di difficoltà di lavoro e burocratiche.
Ma c’è anche chi, in controtendenza, riapre un vecchio e piccolo impianto, è il caso di Monica Malmassari, 45 anni di Monchio delle Corti (Appennino di Parma).
“Questo impianto è nato negli anni 60 – dice Monica – e praticamente io ci sono cresciuta dentro”. L’impianto fu infatti costruito dal nonno Ilvio Malmassari, un vero personaggio nella valle più volte intervistato dai giornali locali, che lo ha gestito fino alla veneranda età di 94 anni, un anno prima di passare a miglior vita.
“Quando mio nonno ha abbandonato – prosegue Monica – l’attività è rimasta ferma, o per meglio dire sospesa, per tre anni. Ero convinta che l’avrebbe continuata mio papà, ma non è stato così e dal momento che mi piangeva il cuore a lasciar andare tutto, mi ci sono messa io, che pure ho un altro lavoro, un attività di carpenteria metallica con mio marito, ma la passione per la troticoltura era troppa, abbiamo riavviato l’impianto e io conto che nel futuro questa possa diventare la mia attività. <Al fusinaro> (questo il nome della troticoltura sita in località Trincera) è un luogo eccezionale per un allevamento, abbiamo anche ottenuto l’attestato di <indennità delle acque> una certificazione europea che arriva tramite Ministero della salute, e testimonia come le acque siano indenni dalle malattie delle trote (solo 2 allevamenti su 8 la hanno in provincia di Parma)”.
E in effetti il torrente che alimenta le vasche proviene direttamente dal crinale del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, senza possibilità di inquinamenti. Al momento sono aperte 3 vasche su 7 ma Monica sta lavorando per ristrutturare e mettere a regime anche le altre.
“Io mi occupo di tutto quello che riguarda la gestione – chiude Monica – non siamo classificati biologici perché gli unici mangimi biologici per trote arrivano dal Canada e non ci sembrava il caso; ma il nostro ciclo produttivo è del tutto naturale e non usiamo in alcuna fase antibiotici. I miei genitori vivono di fianco all’impianto e ci fanno un po’ da custodi; se qualcuno vuole comprare, siamo sempre disponibili dato che io lavoro e abito a 4 minuti dall’impianto. Oltre alla vendita al dettaglio riforniamo alcuni ristoranti, <Io mangio locale> un’associazione di Parma che raccoglie e commercializza cibo di produttori locali; e infine, quello che ci fa sentire più eredi di una tradizione, serviamo molti di quelli che erano i clienti storici di mio nonno, che la domenica vengono a fare un giro in montagna e prima di tornare a casa passano a comprare le trote”.