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Whisky, stanco dei torbati? Prova quelli allo sterco di pecora!

Ti piacciono i whisky torbati, come quelli scozzesi e irlandesi, ma sei un po’ stufo del loro caratteristico aroma? Allora dovresti provare quelli alle ortiche oppure allo… sterco di pecora.

Proprio così: mentre in Scozia e in Irlanda si sta iniziando a considerare quale impatto possa avere sull’ambiente lo sfruttamento della torba, impiegata per alimentare i forni per l’essiccazione del malto d’orzo, altrove i produttori utilizzano a questo scopo materie prime alternative e ampiamente presenti sul territorio, senza influire sugli ecosistemi locali.

Così in Islanda Floki, prima distilleria ad avere prodotto whisky in questo Paese (dal 2014), propone fra le sue referenze lo “Sheep Dung Smoked“, ovvero affumicato con sterco di pecora. D’altra parte, per molti secoli il letame degli ovini essiccato è stato utilizzato, non solo in Islanda, come combustibile per riscaldare le abitazioni, proprio come la torba nelle aree in cui questa è ampiamente disponibile. Ecco quindi che Floki ha deciso di impiegarlo anche nei forni per essiccare l’orzo di questo suo single malt. Un prodotto di nicchia che, si legge nella presentazione, “si contraddistingue per note floreali, con tocchi di scorza d’agrumi e sensazioni di resina e spezie”. E’ distribuito anche in Italia al prezzo di circa 75 euro a bottiglia da 50 cl.

Altrettanto fa l’australiana Belgrove, distilleria artigianale che si distingue per l’utilizzo di biocarburanti in tutto il ciclo produttivo. Nella sua vasta gamma di rye whisky (whisky di segale) c’è il Wholly Shit (letteralmente “tutta merda”), anch’esso affumicato bruciando sterco di pecora essiccato. “A differenza di quanto si può pensare, lo sterco essiccato di pecora è simile alla torba essiccata, sono entrambi materiale organico parzialmente decomposto”, sottolinea l’azienda nella scheda del prodotto, nel quale “le note fenoliche sono abbastanza evidenti ma delicate, c’è la dolcezza del miele e un naso piuttosto fruttato. Tipiche note speziate e pepate di segale”. Diversamente dal Floki, questo rye whisky è difficile da trovare in Italia, però si può ordinare sul sito di Belgrove a 80 euro per una bottiglia da 50 cl (più 15 euro di spedizione).

Il whisky alle ortiche

Il forno alimentato a ortiche della distilleria Fary Lochan

Tornando nel Nord Europa, questa volta in Danimarca, troviamo Fary Lochan, piccola distilleria a conduzione familiare che produce gin, acquavite, liquori e whisky. In questo Paese non mancano le pecore, tuttavia per affumicare l’orzo Fary Lochan ha scelto di bruciare non lo sterco, bensì le ortiche, pianta erbacea che cresce in abbondanza in tutto il Vecchio continente. Tradizionalmente utilizzata in Danimarca anche per affumicare i formaggi. Ovviamente, cambiando il combustibile, cambiano anche le note che caratterizzano il whisky, descritte come “persistenti” ed “erbacee”, innestandosi “su cereali, noci, miele, mela matura e legno. Un pizzico di noce moscata e cannella si sparge su tonalità agrumate mentre, sullo sfondo, compare del cioccolato. In lunghezza, un accenno di uva sultanina”.

Prodotti in piccoli lotti e reperibili anche in Italia, a seconda della lavorazione e dell’invecchiamento i whisky di Fary Lochan costano dai 130 ai 220 euro circa (sempre in bottiglie da 50 cl).

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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