HomeCuriositàDal low alcol al no waste, passando per la Nigeria. Drink trend

Dal low alcol al no waste, passando per la Nigeria. Drink trend

Parliamo di drink trend e macro-tendenze in ambito mixology.
Intanto, da segnalare è il boom di eventi dopo due anni di quasi totale blocco. Ma, in vista dei prossimi mesi, l’atteggiamento della maggioranza degli operatori di settore è cauto.

giovanni cuzari engineDRINK TREND: UMORI
“L’inverno 2023 potrebbe essere molto lungo. Se non accade qualcosa di imprevedibile la situazione sarà grigia. Il potere di acquisto si erode e le aziende investono poco”, osserva per esempio Giuseppe Capotosto, brand ambassador di Bordiga. “Che dire? L’estate è andata bene, i termini di presenze. Ma le spese di gas e luce sono più che raddoppiate a luglio 2022 rispetto all’anno precedente. Quindi, nonostante sia stata un’ottima stagione, in fin dei conti il guadagno per i locali è stato limitato. E in inverno, quando le temperature saranno rigide, che accadrà? Dovremo affrontare un ulteriore aumento delle spese e una riduzione dell’affluenza. Insomma, un’ulteriore riduzione dei guadagni”, commenta Cinzia Ferro, alias La Ci, titolare di Extremadura Cafè a Verbania.

Le novità

drink trend
Quindi…
Primo, è tempo di Africa, Sud America e Asia.
Secondo, è boom di cocktail zero o low alcol.
Terzo, la parola d’ordine è No waste.
E se questo ultimo drink trend fin’ora era frutto di una scelta consapevole, presto sarà per molti una necessità.
drink trend
Cocktail di Lady Nigeria 2022 in gara a Lady Amarena 2022
AFRICA E SUD AMERICA

Da un lato si affacciano sulla scena paesi senza una tradizione storica. Dall’Africa al Sud America.
Un esempio su tutti: solo fino a qualche anno fa nessuno avrebbe scommesso un euro sull’ingresso di Paesi come Nigeria e Senegal in gare importanti come il Mondiale IBA, in programma dal 4 al 9 novembre a Cuba.
Due paesi che -tra parentesi- entreranno nella famiglia IBA. Così come il Belize.
LOW ALCOL
Ancora: fizzy e low alcol drink tirano.
Una tendenza consolidata negli Stati Uniti, dove spopolano da tempo i cocktail a basso tenore calorico destinata a rafforzarsi anche nel Vecchio Continente.
drink trendNO WASTE
E arriviamo al tema sostenibilità.
Oggi, in una fase storica in cui si prospetta l’ipotesi di riaprire le miniere di carbone per sopperire alla mancanza di gas, ad alcuni sembra surreale parlare di sostenibilità ambientale.

“Per me, questo, è un approccio un po’ superficiale. Le congiunture politico-economiche rendono anzi ancora più urgenti provvedimenti e misure di contenimento degli sprechi. E il cambiamento deve partire da noi. I professionisti dell’ospitalità hanno un dovere etico in tal senso” osserva Marina Marcarino, proprietaria dell’azienda vinicola Punset e presidente di Albeisa, l’associazione fondata nel 1973 per riunire i produttori dell’albese attraverso l’utilizzo di una storica bottiglia.

Poi prosegue: “Ristoratori e produttori, per cominciare, dovrebbero educare la clientela al corretto riciclo del vetro”, aggiunge. “Sono convinta che abbattere gli scarti di lavorazione nel nome di una maggiore sostenibilità e di un minore impatto ambientale non è più solo una questione di etica, ma anche di economia” chiarisce. Infine, fa una disgressione.

ALBEISA LA STORICA BOTTIGLIA GREEN
“Qui -nelle Langhe- si producevano vini molto buoni già nel 1700, vini richiesti nei banchetti di regine e re. Per renderli riconoscibili e più facilmente vendibili e conservabili, i vignaioli locali iniziarono a inserirli in una bottiglia speciale, realizzata apposta da maestri vetrai della zona. Purtroppo, con l’industrializzazione i costi per i maestri vetrai sono diventati troppo elevati e le bottiglie sono scomparse e dimenticate. Se la bottiglia è tornata in vita è grazie a un produttore di vino del luogo, Renato Ratti, che ha ritrovato alcuni esemplari e deciso di tornare a produrla a inizio anni ’70. L’ha chiamata Albeisa perché può contenere solo vini delle Langhe, di cui Alba è la capitale”.

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Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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