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Giro del mondo in birra: Suriname

Nelle ultime settimane il viaggio alla scoperta delle birre prodotte in tutto il mondo ha fatto tappa in due Paesi che, da alcuni decenni, senza dubbio rivestono un ruolo di grande importanza nel panorama brassicolo mondiale, ovvero gli Stati Uniti ed il Sudafrica.

Il primo infatti è la culla del moderno movimento artigianale mondiale del settore: da qui sono arrivate e continuano ad arrivare proposte innovative e originali che hanno un grande impatto sul mercato: si pensi, ad esempio, alle celebri birre alla zucca, ovvero le Pumkin ale.

Nel secondo, invece, come in quasi tutti i Paesi del continente africano, esistono diverse bevande antenate delle moderne birre: ricette che costituiscono l’ampio bagaglio storico-culturale dal quale è nato l’odierno ed effervescente settore birrario locale.

Scenario che cambia completamente questa settimana dato che il tour torna in Sud America per approdare in Suriname, Stato che fa parte della schiera di quelli meno sviluppati e più poveri del mondo nonostante un sottosuolo ricco di risorse come bauxite, oro e diamanti.

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite il 44,5% della popolazione  vive sotto la soglia di povertà internazionale che, per quest’area geografica, è stata fissata a 5,50 dollari al giorno. Un tasso d’indigenza molto elevato che incide negativamente anche sullo sviluppo del panorama brassicolo locale: qui infatti esiste un solo vero e proprio birrificio.

Quello che però colpisce maggiormente è il dato relativo ai consumi di birra che si registrano in questo territorio: secondo le fonti, ogni anno, ne vengono consumati oltre 200 litri pro capite. Un valore davvero molto elevato e pressoché in linea con quello di altri  Paesi della stessa area geografica che vantano un’economia più sviluppata quali Brasile (277) e Argentina (235).

Questo è conseguenza del fatto che il Suriname richiama numerosi turisti da diverse parti del mondo, ragione per cui i consumi crescono notevolmente. Per chi non lo sapesse infatti il territorio surinamese, per l’80%, è ricoperto da foreste con più di mille specie diverse di alberi fra le quali vivono 1168 varietà di vertebrati e 1600 di uccelli: questo il motivo per il quale rappresenta una meta molto ambita dagli amanti dell’ecoturismo.

Flussi turistici che, per il 66%, arrivano dai Paesi Bassi di cui questo territorio è stata una colonia fino al 1975 e proprio a due fratelli olandesi si deve la nascita dell’unico birrificio locale: sono stati infatti Pieter e Arthur Dumoleyn a fondarlo nel 1954 nei pressi della capitale Paramaribo.

Oggi di proprietà del gruppo Heineken, propone cinque referenze brassicole fra le quali troviamo la Parbo bier: si tratta di una lager realizzata nel solco della tradizione americana con una gradazione alcolica del 5%. Di colore giallo dorato, l’aroma mette in risalto note di limone, lime e malto.

Parbo bier

Viene realizzata con l’impiego di una miscela di orzo maltato britannico e australiano ai quali vengono aggiunte due tipologie di luppolo: il Yakima Clusters e lo Styrian Goldings. La ricetta prevede inoltre l’utilizzo del mais presente sotto forma di sciroppo.

Una birra che ha saputo farsi apprezzare anche a livello internazionale fin dai primi anni: lo dimostra il fatto che ha conquistato il suo primo premio nel 1958 e, aspetto ancora più significativo, lo ha ottenuto in Belgio, una delle culle dell’antica bevanda, nell’ambito di un concorso che si svolgeva nella città di Gent.

Un’altra birra assai apprezzata offerta dal medesimo birrificio è la radler con una gradazione alcolica del 2%. Come prevede la ricetta tradizionale ideata a Monaco di Baviera è ottenuta miscelando l’antica bevanda con della limonata: in questo caso particolare, per ottenere un aroma più complesso sono state aggiunti frutti tropicali e agrumi. Anche questa referenza è stata premiata nel 2012 in occasione del ‘Beers, Waters and Soft Drinks contest’ che si svolge a Londra.

Questi riconoscimenti dimostrano come siano, con ogni probabilità, veritiere le numerose recensioni positive riguardo a questo birrificio e ai prodotti che offre, rintracciabili sui social e sui portali web (in primis sul più affidabile, ovvero ‘Rate beer’) dedicati agli amanti del luppolo e del malto.

Vengono infatti descritte come birre leggere, ideali per le temperature e l’umidità dei Tropici, ma anche e soprattutto come prodotti di qualità: un altro esempio quindi di come l’abilità nel dare vita a prodotti brassicoli davvero interessanti sia un’arte sempre più radicata in ogni angolo del pianeta.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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