HomeBirraLa nuova frontiera del mondo brassicolo? La birra in polvere

La nuova frontiera del mondo brassicolo? La birra in polvere

Birra in polvere: l’idea rivoluzionaria del monastero di Neuzelle, in Germania. Ecco in cosa consiste il progetto.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare in diverse occasioni, l’abilità e l’inventiva dei mastri birrai di tutto il mondo non conoscono limiti, specie negli ultimi anni: tutto questo grazie anche ai processi tecnologici messi a disposizione dalla scienza che dedica numerosi studi alla preparazione della bevanda.

A questo, si deve aggiungere il numero di birrifici sparsi in tutto il mondo che cresce costantemente nonostante le difficoltà causate prima dalla pandemia e poi dall’aumento dei costi delle materie prime: un fatto che porta ad avere in campo sempre più originalità che sfrutta la vastissima biodiversità del pianeta nell’arte brassicola.

Un altro fattore da non sottovalutare, è quello meramente economico, che spinge aziende di tutte le dimensioni ad ingegnarsi per creare bevande che possano essere vendute in ogni angolo del pianeta, anche in territori che comportano notevoli difficoltà logistiche: questo è l’obiettivo che si è prefisso un birrificio tedesco lanciando sul mercato una birra rivoluzionaria.

Un monastero di Neuzelle, paesino della Germania al confine con la Polonia, ha infatti annunciato di aver creato il primo prodotto brassicolo in polvere con l’obiettivo di espandere le proprie vendite ai mercati africani ed asiatici che comportano costi molto elevati per quanto riguarda il trasporto della bevanda.

monastero di Neuzelle

Il progetto, che è stato finanziato dal ministero degli affari economici e dell’energia tedesco, secondo quanto spiegato dall’amministratore delegato dell’azienda, Stefan Fristche: “E’ stato ideato per provare a cambiare l’attuale modello di business della birra”.

L’intenzione dei monaci di Neuzelle, infatti, è quella di ottimizzare il trasporto dei prodotti brassicoli che sono composti fino al 90% da acqua: in altre parole, l’idea di base è che togliendole questa componente, e riducendola in polvere, è molto meno costoso trasportarla.

Una volta che il prodotto sarà arrivato a destinazione, per ottenere la bevanda, sarà sufficiente aggiungere nuovamente dell’acqua, come avviene per qualunque altro prodotto in polvere, ad esempio il caffè: la nuova aggiunta consentirà anche di ricreare la caratteristica schiuma bianca.

Realizzata utilizzando le metodologie con le quali vengono preparate le birre tradizionali, è stata trasformata in polvere solubile in acqua ricca di destrine: questi ultimi sono dei carboidrati non solubili nell’alcol, motivo per il quale si tratta di una birra analcolica.

L’idea è quella di verificare la risposta del pubblico in Asia e Africa per poi, nel caso l’iniziativa si riveli un successo, modificare le tecniche di produzione, abbandonando quelle tradizionali, a favore di un processo che riduca l’utilizzo di materie prime, lavoro ed energia anche per la produzione di birre alcoliche in granuli.

Fritsche, illustrando il progetto ha sottolineato: “Miliardi di litri d’acqua vengono trasportati ai consumatori di tutto il mondo dato che la birra ne contiene fino al 90%: dal punto di vista ambientale quindi, con questa iniziativa, risparmieremo  sui trasporti, ma non ancora sull’utilizzo delle risorse e sui costi di lavorazione”.

Per questo motivo, il prossimo obiettivo del monastero tedesco sarà quello di rendere ancora più efficienti i sistemi e i processi di produzione, in modo tale da estendere il risparmio oltre i confini del trasporto: un traguardo che, se raggiunto, consentirebbe anche di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dell’intera filiera produttiva.

Lo stesso dirigente ha aggiunto: “Non pensiamo che il nostro pubblico di riferimento, almeno per il momento, siano i classici consumatori finali, ma i rivenditori, che non devono necessariamente avere delle conoscenze riguardo alla birra, ma possono rendere il granulato adatto all’uso da parte degli appassionati della bevanda”.

birra in polvere

Un progetto (il cui avvio è previsto per il mese di giugno) che, come detto, per il momento, sarà destinato prevalentemente ai mercati africani ed asiatici, ma non è escluso che, nei prossimi anni, la polvere di birra venga commercializzata, in modo sempre più diffuso, anche in Europa.

L’obiettivo del monastero infatti è quello di fare in modo che il granulato, nel tempo, non venga più considerato solo come una delle ultime invenzioni originali di un gruppo di monaci mastri birrai tedeschi, ma che dia vita ad un proprio mercato indipendente, parallelo e alternativo a quello tradizionale.

Come andranno le cose nessuno lo può sapere, ma quel che è certo è che a Neuzelle hanno dato una forma inedita all’antica bevanda, destinata a far discutere gli amanti delle birre classiche e degli stili storici con tutti coloro che, al contrario, si sono avvicinati al mondo brassicolo proprio perché, specie negli ultimi anni, questi ha fatto dell’inventiva e dell’originalità il proprio marchio distintivo.

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