Le Pastry Stout? L’originale stile di birra nato negli Stati Uniti e che oggi viene prodotto anche in Oceania, sull’isola di Tonga.
Poco tempo fa, abbiamo sottolineato come al perfezionamento qualitativo delle birre artigianali lavorino parallelamente due mondi assai diversi fra di loro, ma le cui varie scoperte s’intrinsecano e confluiscono apportando numerosi vantaggi gustativi e olfattivi agli appassionati dell’antica bevanda: quello degli scienziati e quello dei mastri birrai.
In un articolo uscito su questa rivista, ad esempio, era riportata la notizia dell’ultima importante scoperta scientifica che potrebbe aiutare i produttori di birra: un gene presente in un composto organico dal sapore molto simile a quello della banana (l’acetato di isoamile) infatti contribuirebbe a preservare gli aromi e i sapori di tutte le declinazioni brassicole.
Per quanto riguarda invece la creatività degli artigiani della birra, questa non cessa mai di stupire, dando vita a nuovi stili o sotto stili, derivati da alcune delle tradizioni birrarie più antiche e celebri d’Europa: questo, senza dubbio, è il caso delle più che innovative e originali ‘pastry stout’.
Questa è una tipologia brassicola di matrice statunitense ma di derivazione inglese essendo la rivisitazione di due icone d’oltremanica quali le stout e le porter, con le prime che sono quelle maggiormente prese in considerazione per realizzare questa tipologia di bevanda.
La prima parte del nome della birra in questione nasce con una valenza negativa: il termine ‘pastry’, infatti, si traduce con ‘stucchevole’ e, in questo caso, viene usato proprio per indicare delle birre con un’importante componente dolciastra. Proprio per questo motivo, nell’aroma e nel sapore, sono simili ai dessert.
Con ogni probabilità, si tratta di rivisitazioni più adatte a chi preferisce le bevande maltate a quelle luppolate e gli aromi decisi che ricordano quelli delle tradizionali birre scure sopra citate delle quali, inoltre, replicano l’elevata gradazione alcolica e la schiuma densa e sottile.
L’elevato grado di dolcezza è dato dall’aggiunta d’ingredienti che richiamano alla mente snack dolci, torte e gelati: nella maggior parte dei casi si tratta di sciroppo d’acero, marshmallow e frutti secchi quali la nocciola e le noci, ovvero prodotti di uso comune nelle case americane.
Da qualche tempo però, specie in Europa, vengono proposte anche con l’aggiunta di cacao e, dato che stout e porter sviluppano importanti sentori di cioccolato e caffè grazie ai malti utilizzati, appare una conseguenza naturale che alcuni mastri birrai abbiano pensato di utilizzare tale ingrediente.
Questa nuova tipologia di ‘pastry stout’, inoltre, potrebbe invogliare sempre più produttori a riproporla utilizzando degli ingredienti che sono tipici della pasticceria del vecchio continente quali la crema e la vaniglia: tale, senza dubbio, sarebbe un altro sistema per differenziare ulteriormente le varie produzioni europee da quelle americane.
Guardando invece ad uno dei passaggi più importanti nella realizzazione di questa tipologia di birra, bisogna sottolineare come la bevanda venga arricchita anche con altri elementi quali numerose botaniche e spezie: per questo, la gamma di profumi e sapori che si può ottenere è pressoché illimitata.
La preparazione di questa nuova ricetta brassicola, inoltre, deve essere effettuata senza mai perdere di vista l’equilibrio organolettico (con questo s’intende che tutti gli elementi presenti nella ricetta devono essere percettibili distintamente all’olfatto e al gusto), indispensabile sia nell’arte della birra che in quella della pasticceria.
Data l’evidente stravaganza di questa riproposizione di due iconiche birre scure, si può facilmente immaginare che tale bevanda potrà attirare soprattutto la curiosità delle nuove generazioni spinte dal desiderio di sondare territori inesplorati: si tratta, in sostanza, della ‘craft beer revolution’ di cui abbiamo parlato varie volte.
Pastry stout che infatti, senza dubbio, dimostrano, ancora una volta, come uno degli aspetti più interessanti del palcoscenico birrario artigianale internazionale sia la sua continua evoluzione, che spesso procede a velocità impressionanti, soprattutto negli ultimi anni.
Come avviene in questo caso, può inoltre accadere che uno stile originario di una specifica regione venga adottato e modificato da un’altra cultura brassicola secondo i gusti dei suoi consumatori (adattamenti che spesso nascono in maniera del tutto naturale): questo passaggio, a sua volta, origina un’infinità di nuove e interessanti ricette che potrebbero fidelizzare all’antica bevanda un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo.
Le preparazioni delle bevande brassicole però possono essere modificate anche per mancanza di alcune o di quasi tutte le materie prime necessarie: questo è il caso della pastry stout che viene prodotta sull’isola di Tonga. Nell’arcipelago infatti, come noto, non vi sono lo sciroppo d’acero, i marshmallow e la frutta secca.
La bevanda viene quindi aromatizzata con un frutto tipico di quel territorio, ovvero il cocco: la produce il Pacific brewing, primo birrificio artigianale tongano che propone otto differenti birre. La referenza in questione, che è disponibile sul mercato interno dal 2017, si chiama ‘Pulotu coconut stout’ e, come riporta il portale ‘Rate beer’, è la birra preferita dai tongani.
Il fatto che uno stile brassicolo prettamente americano, anche se di origine inglese, sia riuscito, con una ricetta forse ancora più particolare, a conquistare i favori di una popolazione assai diversa per cultura e tradizioni da quella statunitense, fornisce un ulteriore ed incontrovertibile prova di come la birra, grazie alla sua infinita varietà in fatto di materie prime, aromi e sapori, sia davvero in grado di conquistare i palati di tutto il mondo.