Il Manifesto dell’Aperitivo, sottoscritto a Milano il 26 maggio, è solo uno dei tanti progetti del visionario Federico Gordini, ideatore -tra le altre kermesse- anche della Milano Wine Week.
Che cos’è? Un decalogo che vuole disciplinare il tradizionale rito italiano, diffonderlo nel mondo e aiutare gli operatori dell’agroalimentare nostrano a fare sistema.
Il Manifesto dell’Aperitivo ha conquistato tanti nomi noti dell’ospitalità: da Andrea Berton a Viviana Varese, dal consorzio del Vermouth di Torino a quello del Franciacorta. Al lancio, sono ben 30 realtà tra partner e sponsor ad aver sottoscritto il decalogo.
Un po’ di dati. Oltre il 52% degli italiani dichiara di fare regolarmente l’aperitivo e in alcuni casi si tratta addirittura di una “pratica” quotidiana. Il 70% dei consumatori sceglie il bar come luogo cult: l’86,9% spende in media meno di 10 euro mentre solo il 2,0% spende più di 15 euro.
Non stupisce: consumo e spesa dipendono dalla fascia di età e dalla residenza. Il 16,2% di chi ha tra i 45 e i 54 anni spende di più di 11 euro nell’aperitivo, mentre tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, la percentuale scende al 7,3%.
“L’aperitivo rappresenta un’abitudine di vita italiana. Il manifesto dell’Aperitivo si pone tra gli obbiettivi la promozione delle eccellenze enogastronomiche del nostro Paese e dei baristi che rendono i nostri locali unici al mondo”, ha commentato il vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, Aldo Cursano.