Chiamatelo come volete, di fatto alla categoria è stato imposto un mini lockdown. Il nuovo dpcm penalizza infatti soprattutto bar e ristoranti, costretti da un lato ad anticipare l’orario di chiusura, dall’altro al divieto di vendita di qualunque bibita d’asporto dopo le 21.
Per farla breve, non sorprende che il giorno della pubblicazione del nuovo dpcm su Facebook & Social siano pullulati commenti arrabbiati e delusi a firma dei titolari dei locali di tutto il Paese. I motivi per essere preoccupati e di pessimo umore non mancano. Anzi.
Ma… Diciamolo: per fortuna, noi italiani siamo abituati ad arrangiarci in ogni situazione. Anche -se non soprattutto- in quelle più critiche. E nonostante il malumore collettivo e la preoccupazione, in generale sullo scoraggimento prevalgono la volontà di non abbattersi e la voglia di trovare delle soluzioni per limitare i danni in attesa di tempi migliori
LO SCENARIO: IL MINI LOCKDOWN
Da quando si sono diffuse voci di nuove misure restrittive, i titolari degli street bar serali hanno cominciato a tremare. E ora che le direttive sono state stabilite, la rabbia è palpabile. Soprattutto tra chi fattura(va) gran parte dell’incasso di notte. Tra questi bar, c’è chi prevede una perdita fino al 60-50% di fatturato. Sia chiaro, si va a spanne.
LA RIFLESSIONE
“Oggi è impossibile calcolare con precisione i danni che saranno arrecati da queste nuove restrizioni, di certo l’obiettivo non può essere altro che sopravvivere fino al ritorno alla normalità”, afferma Alessandro Beggio titolare del Social Time di Venezia. Che poi aggiunge: “Anche se il decreto è valido per un mese, io temo verrà prolungato fino alla primavera. Di conseguenza, mi preparo all’idea che saremo costretti a stringere i denti fino ad aprile-maggio, quando con il bel tempo calano sempre gli ammalati di influenza”.
La sua paura più grande? Gli effetti della paura sull’economia e sui consumi fuori casa. “Oggi, a mio parere, il problema più spinoso è la psicosi collettiva che avrà conseguenze più durature delle misure restrittive. Nonostante lo scenario sia indubbiamente migliorato rispetto a marzo e aprile, complici le informazioni dai toni terroristici e il prolungamento dello stato d’emergenza voluto dal governo, la gente ha sempre più paura di uscire, di camminare, di frequentare bar e ristoranti. Se al timore di ammalarsi aggiungi l’assenza di soldi… che dire? Sarà tosta. L’importante è resistere fino a quando non usciremo dal mini lockdown ed essere pronti a soffrire poi ancora un po’…”.
IDEE
Come limitare i danni in attesa di tempi migliori? Abbiamo raccolto alcune idee. Eccole, in estrema sintesi:
- incentivare le prenotazioni
- aprire i battenti sette giorni su sette
- allargare l’offerta con brunch e/o pranzo
- dedicarsi ad attività di crossing (corsi di formazione, catering per feste private, collaborazioni con aziende…)
- offrire il servizio di delivery cocktail
- investire nell’ampliamento dell’attività con l’inaugurazione di nuovi locali e/o laboratori
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