HomeAlla scoperta della qualità italianaSonificatore a ultrasuoni, il microonde del futuro. Parola di Dario Comini

Sonificatore a ultrasuoni, il microonde del futuro. Parola di Dario Comini

Sembra un trapano giallo, ma è un sonificatore a ultrasuoni. Sai perché serve in un bar? Te lo spiega Dario Comini, indiscusso maestro del bere miscelato appena uscito in libreria con Mixology Reloaded (vuoi acquistarlo? Clicca qui)

Premessa: la miscelazione moderna negli ultimi 20 anni si è avvicinata a strumenti che prima si vedevano soltanto nei laboratori di chimica più avveniristici. Uno su tutti: il sonificatore a ultrasuoni.  Che per Dario Comini è il microonde del futuro

Per il momento, è uno strumento raro perché molto costoso a causa della scarsa domanda. Basti dirvi che l’apparecchio viene costruito soltanto al momento dell’ordine! Ecco perché non spenderete meno di 4 mila euro. E non è l’unico limite di questo macchinario.
Un altro inconveniente è il rumore generato, simile a quello del trapano del dentista.

Tuttavia, Dario Comini scommette che diventeranno negli anni a venire diffusi come i forni a microonde.
“Fu Simone Caporale a parlarmi per primo del sonificatore a ultrasuoni diversi anni fa, quando ancora era a capo dell’Artesian di Londra. E non dimenticherò mail la sua definizione: lo paragonò a una vera bacchetta magica”, ci ha raccontato Dario Comini.

USI AL BAR E IN CUCINA
“Con gli strumenti a ultrasuoni è possibile simulare l’invecchiamento in botti di alcuni distillati, rendere più omogenei succhi e purée di frutta e realizzare infusioni in alcool o acqua”, chiarisce Dario Comini. Vuoi saperne di più? Guarda il breve videoclip con Dario Comini realizzato sul tema. Che è uno stralcio della intervista del ciclo Alla scoperta della qualità italiana cui ha partecipato anche Luca Pirola che -insieme a Dario, Agostino Perrone e Domenico Costa- ha fondato nel 2009 Bartender.it.

 

Nicole Cavazzuti
Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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