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Turismo della birra in continua crescita

Continua a crescere il turismo della birra, sempre più legato ai prodotti del territorio e all’offerta gastronomica locale.

L’universo brassicolo è in continua evoluzione in ogni suo aspetto: l’offerta di birre, ad esempio, è in costante aumento, grazie alla nascita di nuovi marchi che lanciano sul mercato anche dei prodotti innovativi, come le ‘pastry stout’ delle quali abbiamo parlato in un recente articolo, con cui riescono a fidelizzare sempre più appassionati della bevanda in tutto il mondo.

Basti pensare a quanto successo in Italia, dove, negli ultimi dieci anni, il numero dei birrifici attivi è triplicato, superando la quota record di 1085 realtà operative nel 2023. Uno sviluppo che, inoltre, ha fatto salire la domanda di materie prime 100% made in Italy, con il luppolo che, dallo zero di pochi anni fa, oggi ha raggiunto un milione di metri quadrati lavorati lungo la penisola.

A questi bisogna aggiungere i malti d’orzo che vengono coltivati nel sud e nel centro Italia, i luppoli del Veneto, dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna, i grani antichi tipici della Liguria e della Sicilia che si miscelano con  prodotti del territorio quali il riso carnaroli del Piemonte, la castagna della Garfagnana, i fichi del Cilento e le arance  di Sicilia in birre che raccontano la ricchezza di materie prime del territorio italiano.

La grande varietà di prodotti offerta dal nostro territorio arricchisce la produzione brassicola italiana anche con prodotti naturali quali: carrube, scorze di mandarino     o limone di Sorrento, fichi del Cilento, mirto di Sardegna, castagne degli Appennini, canapa ed altri ingredienti con i quali i mastri birrai raccontano la loro terra.

Parallelamente, si sta sviluppando sempre più il turismo legato al mondo della birra che consente a diverse realtà produttive di veder crescere i propri profitti: in tal senso, un esempio, è il celebre Forst di Merano che, anche grazie al suo ristorante, un aspetto non secondario come vedremo, attira turisti da tutta Italia e non solo.

Negli ultimi tre anni, infatti, quasi un viaggiatore su cinque ha visitato un birrificio o ha partecipato a un evento legato alla birra: questo quanto emerge dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, redatto da Roberta Garibaldi, autrice di vari studi e saggi riguardanti questo tema.

In particolare, si legge che il 21% dei turisti di sesso maschile ha visitato almeno uno stabilimento di produzione della birra, mentre tra la popolazione femminile questa percentuale scende al 17%. Il desiderio di visitare uno di questi luoghi, inoltre, è più alto tra gli under 60, con picchi del 22% nella fascia d’età compresa tra i 45 e 54 anni e del 21% tra i 18-24 anni e i 35-44 anni.

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Dal report  emerge anche quali sono le esperienze che un turista si aspetta nel corso di una visita in un birrificio, in modo particolare, due intervistati su tre, considerano fondamentale l’abbinamento tra la birra prodotta dalla casa e i piatti tipici del luogo: lo afferma il 65% del campione, in questo caso senza scostamenti tra la popolazione maschile e quella femminile.

“Si tratta di un’aspettativa certamente complessa da soddisfare per una molteplicità di fattori” afferma l’autrice dello studio che poi aggiunge:  “Questo interesse va però tenuto in grande considerazione. Sappiamo, ad esempio, che nel mondo del vino ci sono sempre più cantine attrezzate con ristoranti o locali che offrono degustazioni abbinate a prodotti del territorio nel quale sono situate”.

“Gli esempi di successo (n.d.r: come la sopracitata Forst ) – si legge nello studio – non mancano neppure all’interno del comparto brassicolo italiano e senza dubbio fanno da stimolo per innovare l’offerta in questa direzione”, anche con dei progetti diversi, come la prima strada della birra del nostro Paese inaugurata nelle Marche lo scorso anno.

Un altro aspetto di grande importanza, è la possibilità di fare acquisti all’interno del birrificio: il 66% del campione maschile e il 63% di quello femminile vorrebbe infatti acquistare le birre dell’azienda a prezzi vantaggiosi, potendo disporre nel medesimo luogo di un’ampia scelta tra tutte le produzioni del birrificio.

Ci sono poi le esperienze attive, un altro trend in grande crescita, con il 56% delle persone intervistate che vorrebbe avere la possibilità di vivere una giornata come mastro birraio per provare a produrre la birra: stessa percentuale anche per un altro tipo di esperienza, ovvero trascorrere qualche ora tra luppoleti e campi d’orzo per conoscere le varie fasi delle coltivazioni.

La produzione di birra artigianale per il turista, come detto, è sempre più legata anche ai prodotti tipici del territorio dove lavora il birrificio: di conseguenza, la metà del campione, vorrebbe partecipare a un corso che illustri come raccogliere in modo corretto piante e frutti selvatici che vengono poi utilizzati come ingredienti per la produzione di birre al 100% locali.

Si delineano, inoltre, interessanti opportunità per i tour operator che si vogliono legare al mondo della birra: secondo lo studio, il 56% degli intervistati vorrebbe prendere parte a un viaggio organizzato alla scoperta dei birrifici, percentuale che sale al 60% nella fascia di età compresa tra i 45 e i 64 anni.

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Da non trascurare, infine, l’aspetto legato al pernottamento e alle spa della birra:      il 46% del campione vorrebbe infatti pernottare in un hotel a tema birra, dove sia presente, ad esempio, una macchina spillatrice in camera da letto (percentuale che sale al 58% nella fascia d’età 25-34 anni), mentre il 44% vorrebbe poter effettuare un trattamento salutistico con i prodotti brassicoli (50% tra i 25 e i 44 anni).

Uno studio, quello realizzato da Roberta Garibaldi, che offre un’altra interessante dimostrazione di come l’universo della birra, e di tutto quello che le ruota intorno, sia in costante evoluzione: uno sviluppo dovuto al crescente interesse per l’antica bevanda, la sua storia, le sue tradizioni e i suoi stili in ogni angolo del pianeta.

Una curiosità, quella legata al mondo brassicolo, che in Italia si sposa alla perfezione con il crescente ricorso da parte dei mastri birrai nostrani alle materie prime frutto delle coltivazioni locali: una scelta che conferisce alle loro birre dei profili aromatici unici e inconfondibili.

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