HomeBirraBirra e italiani: i consumi aumentano ma sono consapevoli?

Birra e italiani: i consumi aumentano ma sono consapevoli?

In Italia i consumi di birra continuano a crescere ogni anno: ma gli italiani sanno distinguere i prodotti che acquistano?

La scorsa settimana si è svolto un incontro fra i rappresentanti dei birrifici artigianali italiani e quelli della rete della grande distribuzione del nostro Paese: il tema al centro del meeting è stato il posizionamento di questo particolare settore birrario all’interno di punti vendita specifici quali appunto i supermercati.

Un argomento destinato a diventare sempre più importante e, proprio per questo motivo, sono stati analizzati i dati forniti da un’ indagine di mercato effettuata dall’ ‘Istituto Piepoli’: risultati che dimostrano come molti consumatori italiani scambino alcune birre industriali per artigianali.

Prima di parlare di quanto emerso dallo studio, rivediamo che cosa distingue queste due tipologie di prodotto brassicolo. La prima e fondamentale distinzione riguarda le fasi di produzione: la birra industriale va incontro a due processi che non vengono applicati a quella artigianale, ovvero la pastorizzazione e la filtrazione.

Il primo è un processo termico che, tramite il vapore, porta la birra alla temperatura di 60 gradi per 20-30 minuti:  insieme alla microfiltrazione, concorre a depurare la bevanda da eventuali microrganismi. Questi due processi però eliminano alcuni dei lieviti che danno unicità al sapore delle varie birre, contrariamente a quanto avviene per quelle artigianali non sottoposte a tali lavorazioni.

Pastorizzazione e filtrazione infatti hanno due scopi fondamentali legati alla natura industriale del prodotto. In primo luogo, si ottiene un livellamento degli aromi della birra: eliminando le variazioni si ottiene un prodotto uniforme, riconoscibile ovunque da qualsiasi consumatore.  Il prodotto pastorizzato inoltre ha una scadenza più lunga: per questo non deperisce durante il trasporto o nel volgere di pochi giorni come invece accade alla birra artigianale.

Quest’ultima, invece, non è sottoposta ad alcun processo chimico: per questo motivo deve essere tenuta a basse temperature e va consumata dopo poco tempo che è stata prodotta dato che non contiene neppure conservanti, come invece quella industriale. La birra artigianale conserva quindi tutti gli aromi e i profumi originali e le variazioni di gusto ne definiscono le differenze.

birra artigianale

I produttori artigianali, inoltre, puntano sull’alta qualità degli ingredienti e, data la loro natura ‘locale’, sperimentano nuove formule mettendo in risalto i prodotti tipici del territorio: le birre artigianali sono quindi il frutto di specifici territori e sfruttano la biodiversità, unica al mondo, della nostra penisola. Quelle industriali, invece, contengono spesso surrogati del malto come mais e riso, più vantaggiosi dal punto di vista economico, che aumentano le rese e quindi i numeri della produzione.

Ulteriori differenze tra birre industriali e artigianali sono la creatività e l’innovazione che caratterizzano le seconde. Un marchio industriale infatti si cristallizza su una determinata ricetta: il suo consumatore è legato al brand e vuole ritrovare ovunque lo stesso gusto. Chi predilige i prodotti artigianali, invece, è portato a cercare sempre nuovi sapori, frutto della sperimentazione dei mastri birrai locali che utilizzano sempre nuove spezie e nuovi ingredienti per colpire il palato del propri acquirenti.

Passiamo quindi a vedere quanto emerso dalla ricerca che è stata effettuata su un campione di 503 italiani maggiorenni con l’obiettivo di studiare il comportamento dei consumatori nei supermercati di tutta Italia per quanto concerne la scelta delle birre da acquistare.

Con la prima domanda, si chiedeva agli intervistati se consumano birra artigianale: il 44% ha risposto affermativamente mostrando una notevole diffusione di questi prodotti nella popolazione. Non si parlava di un consumo esclusivo, né continuativo: poteva quindi trattarsi di persone entrate in contatto solo saltuariamente con la birra artigianale. Una percentuale che però, agli addetti ai lavori, è apparsa subito superiore a ogni più rosea previsione.

La domanda che ha instillato ancora più dubbi negli intervistatori è stata la seconda, ovvero quella che aveva come argomento i luoghi di acquisto della birra artigianale. Il dato relativo ai supermercati (se non addirittura ai discount) è infatti apparso subito troppo alto.

Il suo valore raggiunge infatti il 46%, dietro solo a quello dei pub che arriva al 67%. Un dato giudicato inverosimile perché la presenza della birra artigianale sugli scaffali della grande distribuzione è quasi totalmente assente, a parte qualche eccezione. Ci si è quindi chiesti come sia possibile che quasi la metà degli intervistati abbia dichiarato di comprare prodotti artigianali proprio tramite questi canali.

birra

La risposta è arrivata dal terzo quesito, ovvero: “Le vengono in mente marchi di birre artigianali? Se sì, quali?”. Il 43% ha risposto correttamente, il 22%  non ha saputo rispondere ed il 35% dei partecipanti ha nominato marchi di birre industriali: in altre parole, un consumatore su tre ritiene di acquistare birra artigianale ed invece sta comprando un prodotto che viene commercializzato dai colossi del settore.

I brand citati, ed erroneamente ritenuti prodotti artigianali, sono rispettivamente tre di proprietà dell’Heineken (Messina, Ichnusa e Moretti), uno dell’ Asahi (Peroni) e uno dell’Ab-InBev (Leffe).Quest’ultimo gruppo, nel 2016, è stato addirittura citato in giudizio presso la corte federale di Miami poiché la birra in questione, pur richiamando la tradizione monastica belga, non viene più prodotta né dai monaci né artigianalmente da circa mezzo secolo.

L’indagine dimostra quindi che, se da un lato gli italiani apprezzano sempre di più l’antica bevanda (il dato dei consumi, infatti, è in continua crescita nell’ultimo decennio, ad eccezione del 2020 a causa della pandemia), dall’altro manca ancora una conoscenza corretta delle caratteristiche delle produzioni delle due tipologie birrarie (artigianale e industriale) e questo comporta il mancato riconoscimento da parte di una buona fetta di consumatori.

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