Trent’anni, di cui 15 passati dietro a un bancone, Francesca Aste ha vinto l’edizione 2023 di Lady Amarena, il concorso organizzato (dal 2015) ogni anno da Fabbri 1905 per decretare la migliore barlady d’Italia.
“Per fare questo lavoro, a 14 anni avevo falsificato la firma di mio padre”, ricorda, sottolineando la passione che l’ha portata a intraprendere una carriera per la quale ha mollato anche l’università, dopo un anno di studi in Economia e Finanza.
Nata a Carloforte, un’ora e mezza da Cagliari, dove ha mosso i primi passi nel mondo dell’ospitalità, da due anni è bar manager di Spirits Boutique nel capoluogo sardo, dove è tornata dopo diversi anni trascorsi a Milano. “Un’esperienza che mi ha insegnato tantissimo. Ma ora non voglio più spostarmi dalla mia Sardegna”, chiarisce. A meno che non si tratti di una trasferta per andare a vincere un concorso.
Ecco l’intervista alla nuova regina delle barlady italiane.
Qual è stata la tua formazione come barlady?
Ho iniziato frequentando alcuni corsi accessibili a chiunque, anche se dovevo lavorare per poter pagare le quote di iscrizione. Ma la prima occasione di crescita professionale si materializzò quando uno dei titolari del bar Napoleone di Carloforte mi vide all’opera e mi chiese di lavorare con lui. Tuttora lo chiamo “papà barman”, tanto è stato importante per me. E quando mi si presentò l’occasione di trasferirmi a Milano, fu il primo a incoraggiarmi a partire.
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Quindi, la tappa successiva del tuo percorso è stata in una delle capitali della mixology italiana…
Sì. Francesco Galdi del Dry di viale Vittorio Veneto mi chiamò il 27 agosto e mi disse che, se volevo, mi avrebbe dato un lavoro dalla settimana successiva. Poi sono arrivati il Trussardi e il Cera. Sono rimasta cinque anni a Milano, facendo esperienze a 360 gradi. Non solo dietro il bancone: ho sempre voluto imparare tutto sull’accoglienza, sul modo di porsi con i clienti, sulla gestione di un locale…
Un insegnamento che ti è rimasto impresso più di ogni altro?
Curare l’estetica. Quando i clienti vengono da te in un locale, prima di uscire di casa si vestono e si truccano apposta per l’occasione. E tu devi fare altrettanto per loro.
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I tuoi 3 drink preferiti?
Negroni prima di tutto. Anche perché a volte tendo a dimenticare le ricette dei cocktail, ma quella del Negroni è impossibile scordarla… (ride). Poi mi piacciono molto il Penicillin e il Rusty Nail.
Consigli per prepararli a regola d’arte?
Quelli che valgono per qualunque drink. Vanno rispettate le ricette, facendo riferimento al ricettario Iba. Ed è fondamentale la tecnica. Io, come dicevo, non sempre ricordo le ricette a memoria, ma sono disponibile a preparare qualunque cocktail: una volta che conosci la tecnica, ripassare gli ingredienti è questione di un attimo.
In generale, che cosa ti infastidisce in un bar?
Mi infastidiscono diverse cose: un drink nel bicchiere sbagliato, quando in un cocktail chiedo un certo prodotto e ne viene utilizzato un altro, le cannucce…
Programmi futuri?
Il sogno è quello di aprire un locale tutto mio, sempre in Sardegna, insieme con il mio fidanzato. Stiamo insieme da quasi sette anni, lavoriamo insieme a Spirits Boutique e abbiamo avuto modo di lavorare fianco a fianco anche in passato: fra noi c’è grande affiatamento e ci completiamo a vicenda nei rispettivi ruoli professionali.
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