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Giro del mondo in birra: Francia

Seconda tappa consecutiva in Europa per il viaggio alla scoperta delle birre prodotte nel mondo: dopo la Finlandia, che contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, presenta un panorama brassicolo artigianale molto interessante, il tour approda in Francia.

I cugini d’oltralpe, non sono fra i leader mondiali in fatto di produzione dell’antica bevanda, al contrario dei vicini belgi e tedeschi, ma, negli ultimi anni, si sta assistendo alla nascita di numerosi nuovi birrifici e ad un aumento costante dei consumi interni: secondo il ‘World beer index’ infatti lo scorso anno i francesi hanno degustato 140 litri di birra pro capite, venti in più degli italiani.

Anche in Francia sussiste quindi un rinnovato interesse per le antiche tradizioni brassicole che puntano alla valorizzazione del territorio e, come nel caso dell’Italia, impiegano risorse locali per produrre una gamma di prodotti tipici, ovvero delle birre profondamente legate al territorio di produzione.

L’obiettivo era quello di rafforzare le identità regionali e culturali birrarie, un traguardo che è stato raggiunto: dal 18 Luglio 2014 infatti le birre provenienti dalle tradizioni locali sono state inserite nel “patrimonio culturale, gastronomico e paesaggistico della Francia” di fianco al poiré, al cognac, ai liquori locali e a quelli che, più di tutti, da sempre, sono i grandi rivali dell’antica bevanda: i celebri vini francesi.

La produzione artigianale francese risente molto delle influenze belghe e tedesche: non a caso infatti le regioni che presentano il maggior numero di birrifici ( su un totale di circa 1600) sono quelle vicine al confine con i due Paesi: rispetto a quelle realizzate in Belgio e Germania, in generale, le birre d’oltralpe presentano una gradazione alcolica maggiore, un aroma più tendente all’acido e sono ideali per accompagnare i formaggi tipici francesi.

Anche la Francia sta quindi conoscendo la propria ‘craft beer revolution’ che prende spunto non solo dagli storici stili proposti dai vicini europei, ma anche da quelli che arrivano dagli Stati Uniti: a Neydens (Alta Savoia), per esempio il birrificio Mount, fra le altre, propone una ‘black Indian’, una delle numerose tipologie di Ipa americane.

Il settore francese infatti si distingue per l’interpretazione di stili “di nicchia” e del passato (non solo locali): da qui l’ispirazione, ad esempio, per la Brasserie du Haut Buëch che, a La Jarjatte, (a 1100 metri d’altezza e 75 chilometri a sud di Grenoble) firma la Suprême Grätzer, una birra affumicata sul modello delle poco conosciute tipologie tedesche Grätzer e Lichtenhainer.

birre della francia

Un’altra particolarità, è quella di puntare l’attenzione sulle potenzialità sia delle tipicità alimentari regionali (in Bretagna e in Normandia, ad esempio, sono numerose le ricette che prevedono l’impiego di grano saraceno) sia su quelle che sono le contaminazioni derivanti dal mondo vinicolo e da quello dei distillati: una tra le etichette transalpine più apprezzate è la Cognac Barrel della Brasserie La Débauche (Angoulême, Nuova Aquitania) lavorata in piccole botti che prima contenevano cognac.

LE BIÈRE DE MARS

Oltre a questi aspetti, ci sono poi quelli che si legano alle tradizioni storiche ed i riferimenti stilistici da citare sono due: quelli, entrambi ad alta fermentazione, delle Bière de Mars e delle Bière de Garde. Chiamate anche “de Printemps” (ovvero ‘birre di primavera’), le Bière de Mars sarebbero, secondo alcuni esperti del settore, una derivazione delle Bière de Garde mentre secondo altri rappresenterebbero una categoria autonoma.

Vengono chiamate “di Marzo” poiché era in quel mese che ne venivano aperte le prime bottiglie, con le quali si festeggiava la fine della stagione fredda, dopo che le birre in questione avevano svolto il loro affinamento. Il brassaggio, stando a questa ricostruzione, si svolgeva durante i primi giorni d’inverno e prevedeva l’impiego di luppoli alsaziani insieme a malti ottenuti da orzo prodotto localmente.

Bière de Mars

 

LA CERVOGIA

L’esistenza, e la riproposizione di questi antichi stili, dimostra come se da un lato la rinascita e lo sviluppo del movimento artigianale sono legati agli ultimi decenni, dall’altro la storia della bevanda in Francia affonda le proprie radici addirittura ai tempi della Gallia settentrionale, l’odierna Bretagna, e a più di duemila anni fa.

Qui infatti all’epoca si produceva la cervogia (chiamata anche ‘cerevisia’), una vera e propria antenata della birra. Sull’origine del nome ci sono diverse scuole di pensiero: c’è chi sostiene che il nome derivi dall’unione tra ‘Ceres’ (nome latino di Cerere, dea dell’agricoltura) e ‘Vis’ (forza in latino); c’è invece chi afferma che provenga da un temine celtico composto da ‘Ceir’ (cera) e “Wysg” (acqua) che indica un’antica bevanda prodotta con acqua, cera e miele.

La Cervogia era una bevanda fermentata a base di cereali, in particolare orzo e avena, con l’aggiunta di erbe aromatiche al posto del luppolo, di colore ambrato e lievemente tostata: per produrla e per trasportarla i Galli avevano creato anche 2 contenitori così rivoluzionari che vengono usati ancora ad oggi, ovvero la botte e il barile di legno.

L’antica bevanda è diventata famosa grazie al celebre fumetto ‘Asterix e Obelix’ creato negli anni ‘60 dalla penna di René Goscinny e dalla matita di Albert Uderzo. La cervogia è infatti protagonista della saga come sinonimo di convivialità sia nelle occasioni speciali, come le vittorie sulle legioni romane, sia nella quotidianità, magari accompagnandola con degli enormi e succosi cinghiali interi, come è solito fare uno dei due protagonisti, il buffo, e gigantesco, Obelix.

Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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