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Il misciglio diventa presidio Slow food

Il misciglio è diventato presidio Slow food; per chi lo sentisse nominare per la prima volta, cosa non improbabile, si tratta di una particolare farina, tipica di alcune zone della Basilicata, ottenuta dalla mescolanza di legumi e cereali, il cui principale utilizzo era nella preparazione dei “rascatielli”.

Come è facile immaginare, l’origine è semplicemente legata al fatto che, dal momento che la farina di grano un tempo era troppo cara, ci si arrangiava un po’ come si poteva, e una delle soluzioni trovate era stata quella di creare questa farina di grano arricchita da farina di fave e ceci, ma non solo.

La zona di produzione del Presidio è racchiusa tra località di Chiaromonte, Teana, Fardella e Calvera e i comuni confinanti; per la sua caratteristica di “mescolanza” è un prodotto la cui composizione varia molto  non solo da paese  a paese, ma anche quasi da famiglia a famiglia:  a Teana e a Fardella per esempio si fa con metà “grano Carosella” e metà da farina di fave, mentre a Chiaromonte e Calvera la ricetta è molto più ricca: si usa un terzo di grano duro Senatore Cappelli, un terzo di grano tenero Carosella e un terzo di legumi, orzo e, quando necessario, avena.

Comunque fosse composto il misciglio però, con esso si producevano i rascatielli, una pasta che era poi condita con un sugo fatto di pomodoro, aglio e basilico, il cosiddetto “scind scind”.

«Il mischiglio, nato da una storia di privazioni e di subalternità, è diventata una storia di comunità, di valore, di riappropriazione, una memoria che prende forma e si fa attiva per continuare a narrarsi» ha detto Anita Ferrari, referente Slow Food del Presidio del mischiglio che ha aggiunto anche come la nascita di questo presidio sia anche la testimonianza del fatto che, seppur nel quadro di un generale spopolamento delle aree interne, chi resta sa poi fare rete e creare condizioni per l’instaurarsi di una nuova economia. La nascita del presidio è stata anche appoggiata e sostenuta dal Parco nazionale del Pollino.

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Redazione ApeTime
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