Neanche il tempo di chiudere la vendemmia 2024 e parte la campagna della raccolta e spremitura delle olive; in Toscana per esempio è appena iniziata e a quanto pare le prospettive sono molto buone, si parla infatti di un aumento di produzione massiccio che potrebbe raggiungere anche il 40% rispetto all’anno scorso, anche perché l’annata scorsa era stata del tutto insoddisfacente.
Quello che ha fatto della differenza quest’anno rispetto al 2023 è stata principalmente l’acqua, la pioggia che quest’anno finalmente è arrivata nelle giuste dosi e più o meno nei tempi corretti, mentre l’annata scorsa era stata caratterizzata da una perdurante e a tratti terribile siccità. Un aumento produttivo che è vero e proprio ossigeno, dal momento che la richiesta di olio toscano è spesso superiore alla produzione.
Il presidente del Consorzio di tutela olio toscano IGP, Fabrizio Filippi in un’intervista sul portale “inToscana” ha spiegato come sia un momento comunque critico per il settore dato che le condizioni climatiche spesso non favoriscono dei buoni raccolti, e l’incostanza delle annate rende difficile pensare e sostenere nuovi investimenti da parte delle aziende, che sarebbero invece indispensabili per aumentare la capacità produttiva. In assenza di un adeguato ricambio generazionale inoltre sono sempre più gli oliveti che rischiano di essere abbandonati; tutti problemi che secondo gli esperti andranno affrontati quanto prima nei prossimi anni per evitare un progressivo declino del settore.
La soluzione per il presidente del Consorzio di tutela olio toscano IGP è proprio nelle denominazioni di origine, che conferiscono ulteriore valore a un prodotto che già organoletticamente è molto valido, garantendo più redditività alle imprese e dunque maggiore capacità di investimento e resilienza.
In questo momento in Toscana sono 370 i frantoi al lavoro per spremere le olive di circa 8000 produttori, uno su cinque dei quali produce Olio toscano IGP.
