HomeBirraLe birre d'abbazia sono tutte uguali?

Le birre d’abbazia sono tutte uguali?

Tutte le birre prodotte dai monasteri sono classificabili allo stesso modo? No, esistono tre diverse categorie.

Ricche di tradizione, queste birre hanno una storia plurisecolare. Si differenziano            per l’uso di processi che vengono tramandati di generazione in generazione nella tradizione monastica tedesca e belga: per questo motivo sono bevande dal profilo aromatico unico, conosciute e apprezzate in tutto il mondo.

Come noto, la storia della birra ha origini molto antiche: alcuni reperti archeologici dimostrano infatti che veniva già prodotta nove mila anni fa. Se però nei due Paesi appena citati ha acquisito grande centralità, lo si deve ad un determinato periodo storico.

Durante il medioevo la birra era più salubre rispetto all’acqua proprio perché bollita: era inoltre un prodotto poco alcolico e per questo considerato adatto anche ai bambini, alla stregua di un “pane liquido”. Fu così che all’interno dei monasteri tedeschi e belgi si sviluppò una particolare attenzione ai processi di produzione brassicola, dando un grande risalto al luppolo capace di donare aromi differenti in base alla tipologia utilizzata.

In questo fase nascono quindi le bevande brassate prodotte dai monaci: ricette che ancora oggi vengono riproposte, garantendo birre di grande qualità. Vi sono però delle differenze fra birre d’abbazia, conventuali e monastiche che meritano di essere conosciute.

Le prime, conosciute come trappiste, per essere definite tali, devono essere prodotte esclusivamente all’interno di monasteri retti da monaci Trappisti o Cistercensi o sotto il loro diretto controllo:utilizzano ancora i metodi produttivi che sono stati tramandati nel corso dei secoli.

birra , La Trappe

Seguono inoltre tutti i dettami della fermentazione facendo uso esclusivamente degli ingredienti presenti all’interno degli scritti monastici: queste birre sono le più conosciute nel panorama brassicolo e attualmente vengono prodotte da dieci monasteri sparsi in tutta Europa.

Le birre d’abbazia invece possono essere realizzate anche al di fuori dei monasteri, in specifici birrifici dotati di licenza: di conseguenza, un produttore di questa tipologia brassicola paga delle royalties agli ordini religiosi per l’uso del nome della loro realtà monastica che aiuta ad attirare l’attenzione degli appassionati dell’antica bevanda.

Averbode e St. Idesbald sono due esempi di birre d’abbazia belghe. La prima realtà,  situata in Belgio a metà strada fra Anversa e Bruxelles, è stata fondata dai monaci Norbertini nel 1134 circa: questi, da allora, portano avanti una tradizione brassicola legata al pane e al formaggio. L’omonima birra si presenta di color giallo intenso e  offre aromi floreali e sentori di mela verde e luppolo.

St. Idesbald prende invece il nome del primo abate del monastero cistercense dell’Abbazia delle Dune, fondata nel 1138 e situata nelle Fiandre. Dopo una prima fase di ricchezza, intorno al XIII secolo, inizia il suo declino fino alla completa chiusura nel 1796.

A cavallo tra il XIX e il XX secolo però la popolazione locale si è impegnata per ripristinare l’ antico fascino dell’abbazia, riportandola in vita. Dopo 150 anni quindi, nel 1960, è ripresa la produzione della birra di St. Idesbald, ma nel 1994 una nuova crisi ha messo il birrificio in ginocchio al punto da costringerlo a cedere l’attività alla famiglia De Laet che ancora oggi realizza la birra che porta il nome del monastero.

birra Idesbald

Le birre conventuali, infine, sono birre d’ ‘ispirazione monastica’: questo significa che sono tenute a rispettare le tradizioni e le ricette brassicole, oltre che la storia degli antichi monasteri, ma non sono obbligate ad avere un’abbazia che ne diriga la produzione.

Tra i birrifici più conosciuti appartenenti a tale categoria troviamo il Kloster Scheyern (situato in Baviera) che produce la Gold Hell, una birra con una gradazione robusta e dall’aspetto dorato, caratterizzata da aromi di malti, lievito fresco e crosta di pane, con sentori di frutta e miele d’acacia.

Un altro birrificio conventuale rinomato è il Norbertus che prende il nome da Norbert di Xanten, fondatore dell’ordine monastico dei Premonstratensi. Fra le referenze della casa troviamo la Kellerbier, una birra che ripercorre la tradizione delle Lager non filtrate, che si presenta di color giallo dorato ed è caratterizzata da aromi floreali, speziati, fruttati e di agrumi.

Se quindi, da un lato, esistono tre categorie nelle quali si dividono le birre prodotte dai monasteri, sia direttamente che indirettamente, o che si rifanno alla tradizione monastica, dall’altro traggono tutte ispirazione dalla pratica messa in atto dalle abbazie belghe e tedesche a partire dal 1700: la realizzazione di birre quaresimali arricchite di malto e quindi adatte ad essere consumate durante il digiuno come fonte di energia;questo il motivo per il quale si distinguono per un intenso profilo aromatico.

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