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Il Mai Tai più buono? Lo bevi a Chicago, ma costa 800 dollari. Ecco perché

Sei un amante del Mai Tai? Bene, allora sappi che a Chicago c’è un locale dove lo fanno buonissimo, uguale a quello che fece il suo creatore, Trader Vic, nel 1944.

Metti in conto, però, che ti costerà 800 dollari. No, non il viaggio: il cocktail.

Proprio così. Kevin Beary, barman del Three Dots and a Dash, locale specializzato in “legacy tiki drink” seminascosto in un seminterrato di un vicolo nel quartiere River North, ha ricreato la ricetta originale del Mai Tai recuperando gli ingredienti utilizzati all’epoca. Se oggi, infatti, il drink simbolo della miscelazione tiki viene spesso preparato facendo ricorso a sciroppi tropicali e rum speziati, quello che Trader Vic (al secolo Victor Bergeron) inventò quasi 80 anni fa nel suo ristorante di Oakland, in California, era più secco e meno fruttato, una sorta di variante del Daiquiri basata su rum giamaicano, curaçao all’arancia e sciroppo di mandorle (leggi la storia in fondo a questa pagina).

Il Three Dots and a Dash di Chicago

E proprio gli ingredienti sono il fattore chiave che spiega gli 800 dollari necessari per sorseggiare, oggi, un Mai Tai “originale”. Per avvicinarsi il più possibile alla ricetta del 1944, Beary ha acquistato all’asta una bottiglia dei primi anni ’50 di rum Wray & Nephew invecchiato 15 anni, quindi si è procurato una bottiglia di Extra Sec Cusenier, un liquore all’arancia dello stesso periodo, simile al curaçao che sarebbe stato utilizzato da Trader Vic.

Non solo: per arrivare a riprodurre il gusto del Mai Tai anni ’40, il bartender di Chicago si è avvalso della consulenza dello storico della miscelazione Jeff “Beachbum” Berry, considerato uno dei massimi esperti mondiali di tiki. Insieme, i due si sono chiusi nella Bamboo Room (il “privè” del Three Dots and a Dash) a studiare documenti storici e assaggiare distillati (vintage e non).

Kevin Beary

La ricetta originale

Leggi e rileggi, prova e riprova, alla fine hanno messo a punto la formula per ricreare la “vera” ricetta di Bergeron: due once (60 ml) di rum vintage, un’oncia (30 ml) di succo di lime, un’oncia (30 ml) di orzata fatta in casa e mezza oncia (15 ml) di curaçao anni ’50. Il tutto servito in uno speciale bicchiere tiki con ghiaccio tritato e guarnito con menta fresca, orchidea e scorza di lime.

Chi lo ha assaggiato assicura che non è solo il Mai Tai più autentico e più costoso del mondo, ma anche il più buono. Noi ci fidiamo. Ma continuiamo a bere il “solito” Mai Tai nel nostro cocktail bar di fiducia. E, almeno stavolta, non ci lamenteremo del prezzo.

Trader Vic

La storia del Mai Tai

Così lo stesso Trader Vic – geniale imprenditore (1902-1984) che fondò l’omonima catena di ristoranti in stile polinesiano, ancor oggi diffusi in mezzo mondo – raccontò l’origine del Mai Tai e del suo nome: “Ero al bar del mio ristorante di Oakland (nell’agosto del 1944, ndr). Presi una bottiglia di rum invecchiato 17 anni. Era il giamaicano J. Wray and Nephew, sorprendentemente dorato nel colore, di medio corpo ma dal sapore ricco e pungente tipico delle miscele giamaicane. Il sapore di questo ottimo rum non doveva essere sopraffatto da pesanti aggiunte di succhi di frutta e aromi. Presi un lime fresco, aggiunsi un po’ di orange curacao dall’Olanda, un dash di sciroppo Rock Candy e una cucchiaiata di orzata francese, per il suo sottile sapore di mandorla. Una generosa quantità di ghiaccio tritato e una vigorosa shakerata a mano produssero il matrimonio che stavo cercando. La buccia di mezzo lime diede il colore… Vi aggiunsi un ramo di menta fresca e ne servii due a Ham e Carrie Guild, amici di Tahiti, che erano lì quella notte. Carrie ne fece un sorso e disse: ‘Maita’i, roa ae’. In tahitiano significa ‘Fuori dal mondo, il migliore’. Bene, questo è tutto. Chiamai il drink Mai Tai”.

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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