A Natale la tradizione ha vinto sulla crisi e sui rincari. Si sono attestati infatti su livelli molto alti i consumi di pesce per le preparazioni dei tipici cenoni della Vigilia e pranzi natalizi.
Tutto questo nonostante il pesante rincaro dei prezzi che, per i prodotti ittici secondo la CIA, ha portato a un incremento medio del 25% rispetto allo scorso anno.
Inutile dire che la causa del rialzo è dovuta un po’ a tutta la congiuntura economica e commerciale internazionale che si è venuta a creare con la Pandemia, con la lievitazione dei costi delle materie prime per tutta la filiera, dei trasporti, della logistica e non ultimo ovviamente il rincaro dell’energia necessaria per le lavorazioni.
Nonostante questo si stima che 17 milioni di famiglie italiane si siano orientate a confermare le ricette di pesce della tradizione: nei cenoni del Sud Italia privilegiati in particolare il polpo e il capitone, i cui prezzi sono lievitati anche per effetto delle difficoltà dovute al maltempo che si è manifestato nei momenti cruciali della pesca.
Il salmone, il più ricercato per gli antipasti, è cresciuto del 22%; mentre le vongole veraci addirittura del 35%. In crescita anche il pesce di fiume con le trote che segnano più 10%. Tutti in doppia cifra e “con un 2 davanti” i principali pesci del pescato fresco dove spicca il rombo liscio con un +46%, ma sono sopra il 20% anche la rana pescatrice, polpi e calamari, con aumenti sensibili anche proprio nella settimana natalizia.
Dalla capitale, Fabio Massimo Pallottini, direttore del Centro Agroalimentare spiega che “I consumi si avvicinano a quelli del 2019, se non fosse che manca all’appello la domanda dei turisti, un po’ rarefatta”, e per Roma certamente questa era una voce importante.
Ma a testimoniare che gli aumenti non sono solo speculazione ma purtroppo il frutto di un meccanismo generale che si è messo in moto, secondo La Repubblica anche il mercato della carne ha fatto registrare dei begli aumenti: 15% vitellone e vitello, +13% pollo e +17% tacchino rispetto al 2020; e addirittura +32,4% per il pollo rispetto al pre-pandemia.