La guerra tra Ucraina e Russia commercialmente si traduce sempre più nel nostro paese in una guerra del grano.
Gli scompensi sul mercato del cereale più importante sono stati enormi negli ultimi anni ed in particolare nel 2023 quando addirittura l’importazione del grano duro (che serve in Italia ricordiamolo per fare la pasta di cui il nostro paese è tradizionalmente primo produttore e consumatore) dalla Russia, è aumentata del 1000% rispetto all’anno precedente. Oltre mezzo milione di tonnellate di grano sono arrivate dal paese di Putin e questo ha chiaramente indotto un tracollo dei prezzi e una grave crisi del settore.
D’altro canto, per quanto riguarda il grano tenero, gli accordi per sostenere l’Ucraina hanno fatto sì che grazie alle agevolazioni, le importazioni dall’Ucraina sono salite del 283% arrivando fino a mezzo miliardo di kg importati (dati Coldiretti – Istat).
Coldiretti aveva espresso la propria posizione critica nei giorni scorsi, chiarendo che, se da un lato è corretto sostenere l’Ucraina, d’altro canto il costo di questo sostegno non può essere pagato totalmente dalla filiera agricola italiana ed in particolare da quella del grano.
La situazione non è stata risolta con l’accordo raggiunto in Ue qualche giorno fa per un meccanismo di salvaguardia che tuteli i prodotti da eccessivi import, in cui sono stati inseriti avena, mais, semole e miele in aggiunta a pollame zucchero e uova; il grano è però rimasto fuori, seppur la Commissione europea si sia impegnata a monitorare le importazioni e vigilare su turbative di mercato. Dovrebbe in ogni modo dare una mano a ridimensionare il problema, la decisione della Unione Europea (che pare imminente) di imporre dazi sul grano russo.
Oltre alle problematiche legate alle importazioni dirette da Russia e Ucraina vi sono poi quelle legate all’importazione di grano dalla Turchia, anche queste con numeri rilevanti, ma che sono spesso frutto di triangolazioni commerciali in particolare proprio dalla Russia.
