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Giro del mondo in birra: Russia. Prima parte

La scorsa settimana, il viaggio alla scoperta di tutte le birre realizzate nel mondo ha fatto tappa in Ruanda Oggi invece il tour approda in due continenti contemporaneamente: si trova infatti in Russia, lo Stato transcontinentale che si estende per un quarto in Europa ed il resto in Asia.

Nazione questa alla quale, per quanto concerne le bevande alcoliche, generalmente, si pensa per la produzione di vodka, settore nel quale è leader mondiale grazie al lavoro di centinaia di distillerie.

Se, senza dubbio, il distillato qui prodotto è celebre in tutto il mondo, e da sempre riveste un ruolo di grande importanza nella cultura della popolazione locale e per l’economia nazionale, non si può non sottolineare come pure la storia della birra russa, anch’essa plurisecolare, abbia portato al continuo sviluppo della filiera birraria: questo è avvenuto in varie parti della Russia, soprattutto intorno alla capitale Mosca e a San Pietroburgo ed ha fatto in modo che oggi sia la seconda bevanda alcolica preferita dai russi.

I dati infatti dimostrano come qui, grazie anche ad una presenza sempre più capillare della ‘craft beer revolution’ che ha affiancato le grandi produzioni industriali, ogni anno vengono prodotti circa 8 miliardi di litri di birra (di cui il 18% viene esportato verso altri Paesi): dato questo che posiziona la Russia al sesto posto nella classifica dei maggiori produttori mondiali, subito alle spalle della Germania (9 mld).

Grande disponibilità della bevanda sul mercato interno sostenuta da consumi in costante crescita: secondo il ‘World beer index’, annualmente, infatti ne vengono consumati 265 litri circa pro capite, ovvero più che in Gran Bretagna (244) e poco meno che in Belgio (299).

Per quanto riguarda la produzione industriale, la scena è dominata dalla Baltika Brewery che detiene il 38% delle quote del mercato interno: fondata nel 1990 a San Pietroburgo da due imprenditori di origine afgana, oggi possiede dieci birrifici in Russia ed uno a Baku, in Azerbaigian.

Fra le referenze più apprezzate, troviamo la ‘Žatecký Gus’, una schwarzbier di colore marrone tendente al nero che, come tutte le birre della casa, è una bevanda a bassa fermentazione e presenta una buona luppolizzazione. L’aroma è in prevalenza dolce, con sentori di malto tostato, caramello, frutti scuri e secchi, cioccolato, caffè e pane scuro.

Troviamo quindi la ‘Baltika 6 porter’, ovvero una delle pochissime birre scure rimaste in circolazione ad essere realizzata secondo l’antica tradizione brassicola importata dalla Gran Bretagna: si tratta infatti di un’imperial stout (conosciuta anche come russian stout) la cui ricetta deriva proprio da quella delle robuste porter inglesi che venivano esportate attraverso il mar Baltico.

Baltika birra russa

Per scoprire l’origine di questa bevanda, bisogna tornare al XVIII secolo, quando le birre scure erano ancora le più popolari in Inghilterra. Questo nonostante che a partire dalla metà del ‘600, fosse stato introdotto l’innovativo sistema dell’essiccazione dei cereali in forno a getto d’aria (anziché a fiamma diretta), che consentiva di ottenere colorazioni (e conseguenti sfumature aromatiche) più chiare rispetto al passato: era infatti già nato lo stile pale ale che, solo in seguito, sarebbe diventato uno dei più iconici dell’intera produzione brassicola d’oltremanica, rubando buona parte della scena alle altre tipologie birrarie.

In quel periodo, lo zar Pietro il Grande intraprese un viaggio in Inghilterra durante il quale rimase colpito dall’aroma delle porter e delle stout: fu così che i mastri birrai inglesi cominciarono ad esportare queste specialità in Russia. Il trasporto però si rivelò assai più difficile del previsto a causa delle migliaia di chilometri che le navi dovevano percorrere attraverso il gelido mar Baltico.

La gradazione alcolica delle birre venne quindi aumentata in modo tale da garantire una migliore conservazione ed il mantenimento della qualità organolettiche e aromatiche della bevanda durante il viaggio: si trattava della medesima tecnica adottata per trasportarle verso le colonie asiatiche inglesi che aveva dato origine allo stile ‘India pale ale’.

La lunghezza del viaggio, inoltre, consentiva alla birra di essere ulteriormente raffinata attraverso una fermentazione spontanea che avveniva nelle botti: un processo che avrebbe modificato le caratteristiche originali della stout, dando origine alla Imperial stout.

Oltre allo zar anche l’imperatrice Caterina I ed i nobili della corte russa apprezzavano molto queste forti birre scure importate dall’Inghilterra: per questo, bottiglie della bevanda cominciarono a fare la loro comparsa sulle tavole della nobiltà, insieme allo champagne ed alla vodka. Alla fine del ‘700, avrebbero quindi iniziato a diffondersi anche fra la popolazione che apprezzò subito la novità.

Se quindi la nascita dell’unico stile brassicolo russo, che oggi è una tipologia birraria di nicchia, lo si deve all’aristocrazia, per quanto riguarda invece lo sviluppo della filiera artigianale, questa trova le proprie radici nella millenaria storia del ‘kvass’, ovvero la popolare birra di pane di cui parleremo la prossima settimana.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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