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“I have a drink”, alla scoperta dei cocktail passando dal cinema. Il libro

Che cinema e cocktail abbiano più volte incrociato le rispettive strade non è certo un mistero, tanto che ApeTime ha dedicato una rubrica all’argomento.

E proprio questi incroci offrono lo spunto per scoprire i grandi cocktail e i grandi distillati, le loro caratteristiche e la loro storia da una prospettiva inedita: quella delle sale cinematografiche.

Ecco, in sintesi, “I have a drink. Un brindisi fra cinema e cocktail“, il nuovo libro del giornalista di Sky Cinema Paolo Nizza. Non una semplice rassegna di drink visti, bevuti o citati sul grande schermo in oltre un secolo di storia, ma un compendio di cultura del bere miscelato raccontata appunto a partire dai film che, in un modo o nell’altro, hanno avuto i drink come protagonisti.

Eva Kant (Miriam Leone) con un Negroni in “Diabolik” (2021)

Certo, se parliamo di cocktail a base di gin, il king è sua maestà il Negroni. Lo sapeva bene il Perozzi di Amici miei (1975): «Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione». E Camillo Luigi Manfredo Maria Negroni – toscanaccio come il giornalista immaginato da Monicelli – di genialità ne aveva da vendere. Merito suo, infatti, se tra 1919 e il 1920, al Caffè Casoni in via de’ Tornabuoni a Firenze, l’aperitivo noto come Americano è diventato adulto e il drink a base di Vermouth e bitter – tra l’altro protagonista del film Americano rosso (1991), gradevole e dimenticata opera prima di Alessandro D’Alatri – con l’aggiunta del gin si è trasfigurato in alcolico simbolo di voluttuosa italianità all’ennesima potenza.

Un viaggio suddiviso per distillati (vodka, whisky, tequila, rum, gin e brandy), a parte l’ultimo capitolo dedicato tutto al Martini (e “cocktail affini”). Probabilmente il più “hollywoodiano” fra i drink, grazie ovviamente a James Bond ma anche a Marilyn Monroe (e non solo).

Poco meno di 80 pagine che scorrono leggere, godibili nello stile e nel ritmo, attraverso le quali chi si avvicina al mondo della mixology può apprendere storie, aneddoti e curiosità legate a spirit, cocktail e dintorni, mentre i più esperti hanno l’opportunità di ritrovare le tante connessioni, spesso poco note, fra due arti più o meno coetanee, che dalla fine dell’Ottocento rendono piacevoli tanti momenti della nostra vita.

Paolo Nizza
I have a drink. Un brindisi tra cinema e cocktail
Bietti
pp. 90, 4,99 euro (1,99 euro in versione ebook)

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Il Grande Libro dei Cocktail: tutti i fondamentali della miscelazione

Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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