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Le bevande tradizionali delle Barbados

Nuovo appuntamento con il tour alla scoperta dei prodotti tipici di ciascun angolo del pianeta: dopo il Bangladesh, oggi voliamo alle Barbados.

In questo nuovo appuntamento l’esplorazione torna nei Caraibi ed approda alle Barbados, uno degli altri celebri paradisi tropicali meta di turisti provenienti da ogni parte del pianeta: proprio il turismo, insieme alla coltivazione della canna da zucchero per produrre i celebri distillati locali, è uno dei settori più importanti per l’economia dell’isola.

Il nome del piccolo territorio deriva dal termine portoghese ‘os barbados’ (i barbuti) e fu dato all’isola nel 1536 dall’esploratore portoghese Pedro A. Campos, uno dei primi europei ad approdarvi: le lunghe radici aeree pendenti degli alberi di fico (della specie ‘ficus citrifolia’), che ancora oggi hanno qui il loro habitat naturale, infatti gli ricordavano delle barbe.

La bevanda alcolica barbadiana per eccellenza è il rum: questo infatti è da sempre considerato il luogo di nascita del prodotto, tantoché per gli abitanti non è solo un drink da sorseggiare, ma un vero e proprio stile di vita ed è parte integrante della cultura dell’isola.

Fra i cocktails più celebri realizzati con questa base troviamo lo ‘Yellow Bird’ le cui origini sono ancora oscure: alcuni sostengono che prenda il nome da un’omonima melodia haitiana, mentre altri sostengono che sia stato chiamato così per il suo colore vibrante dato dall’impiego di un liquore dolce aromatizzato all’anice ed al lime.

cocktails Barbados

Non possiamo non citare inoltre il ‘Goombay Smash’ celebre per il fatto che ne esistono solo delle imitazioni: la ricetta, brevettata da Emily Cooper negli anni sessanta, è infatti ancora segreta. Si dice che contenga una combinazione di rum scuro, rum al cocco, brandy di albicocca, succo d’ananas e di arancia.

Una doverosa menzione infine per un grande classico sia delle Barbados che di tutti i Caraibi, ovvero il ‘Rum Punch’: la ricetta, oltre all’impiego del distillato aromatizzato al cocco, prevede l’aggiunta di succo di frutta (ananas e/o arancia), sciroppo di zucchero e acqua. Si possono aggiungere noce moscata ed una fetta d’ananas come guarnizione.

Per prepararlo basta ricordare questo detto caraibico: “Una parte acida, due dolci, tre forti e quattro deboli’ dove l’acido corrisponde al succo di frutta, il dolce allo sciroppo di zucchero, le parti forti al rum ed infine l’acqua ed il ghiaccio a quelle deboli.

Altri cocktails tipici delle Barbados vedono invece come assoluto protagonista il ‘coecoei’, ovvero un liquore rosso piuttosto dolce ottenuto dall’agave, una pianta grassa perenne (in questo caso il liquido viene miscelato con rum e zucchero di canna), dalla quale si ottiene anche l’altra bevanda tradizionale dell’isola.

Si tratta del ‘pulque’, un fermentato ricavato dalla tipologia dell’arbusto denominata ‘salmiana’ che, nell’antichità, veniva chiamato anche ‘vino bianco’ per via del colore del succo dal quale si ricava la bevanda: vediamo quali sono i passaggi necessari per produrlo.

pianta grassa

Quando la pianta ha tra i 4 e i 6 anni e sta per raggiungere l’apice del suo sviluppo, presenta un cono centrale affilato e le foglie più basse non hanno più spine nel lato inferiore, mentre quelle centrali sono protette da grossi aculei rivolti verso l’alto: in questo momento, e in fase di luna crescente, si effettua la ‘castrazione’ dell’agave, ovvero si stacca il bocciolo del fiore.

In questo modo comincia a sgorgare la linfa che poi viene raccolta in un recipiente profondo: inizia quindi la fase d’invecchiamento che dura dai 6 ai 12 mesi. Quando sulle foglie si notano delle macchie si ricava una piccola cavità nella parte superiore della pianta, ovvero dove si concentra la linfa o ‘aguamiel’ di colore bianchiccio e dal sapore dolce (questa fase viene chiamata ‘picazon’ o ‘prurito’).

Dopo quattro giorni cominciano a prodursi delle escrescenze che vengono raschiate via per favorire la fuoriuscita di altro succo: questo viene raccolto per alcuni giorni sia alla mattina che alla sera per evitare che eventuali piogge lo diluiscano facendogli perdere il suo intenso aroma. Il processo richiede molta attenzione: è indispensabile infatti che l’ ‘aguamiel’ non tocchi foglie e barbe circostanti dato che un’eventuale contaminazione comprometterebbe irreparabilmente la genuinità del ‘pulque’.

In seguito, viene lasciato fermentare in botti di legno fino a quando non si forma una patina chiamata ‘zurrón’ che può impiegare dagli otto ai trenta giorni per comparire a seconda delle stagioni e delle variazioni termiche: questa viene subito rimossa e si aggiunge dell’altro ‘aguamiel’ fresco fino a riempire le botti. La bevanda, aromatica e fresca, è quindi pronta e presenta una gradazione alcolica fra il 5 ed il 10%.

Il ‘pulque’, infine, viene bevuto semplice o ‘curado’, ovvero con l’aggiunta di alcuni frutti come ananas, arancia e fragola. Possiede inoltre un forte valore nutritivo ed     è un ottimo integratore sia proteico che calorico: nell’antichità infatti era utilizzato dalla popolazione locale per compensare l’assenza di verdure e proteine nella dieta, motivo per cui la bevanda, ancora oggi, alle Barbados, riveste un importante valore sociale e culturale.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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